di Gilberto Volta
E’ tutto vero (o quasi). I comunisti non sono in Parlamento, come nessuno de “la Sinistra l’Arcobaleno”, per la prima volta dopo la vittoria della coalizione antifascista sul nazifascismo nel 1945. E’ una catastrofe elettorale.
Naturalmente, hanno concorso a questo risultato molte cause, che sono indicate in tutte le cinque mozioni (ma perché non si è voluto fare un solo documento a tesi emendabili?). Sono indicate anche cause che non mi paiono vere. La mozione di Vendola sostiene che una causa sia che la “SA” è stata percepita solo come cartello elettorale e non come un primo passo verso un unico partito della sinistra, non più comunista. L’idea comunista avrebbe potuto continuare ad esistere come “tendenza culturale” insieme ad altre in attesa che venisse soppiantata da future nuove tendenze.
Sono convinto, al contrario, che ripetere in campagna elettorale che il processo verso questo partito unico non più comunista era “irreversibile” abbia fatto sì che chi voleva continuare ad essere se stesso (comunista, verde, ecologista, eccetera) – pur volendo una grande unità fra tutte le forze di sinistra – non abbia votato questa lista per non avvalorare questa prospettiva, che i comunisti, fra l’altro, ritengono esiziale in quanto significherebbe la rinuncia all’obiettivo strategico di superare il capitalismo e costruire il comunismo (come organizzazione sociale).