«La frammentazione indebolisce». I sindacati di base verso l’unità

di Francesco Piccioni

su Il Manifesto del 18/05/2008

Più di mille delegati (Cub-Rdb, Cobas e Sdl) a Milano per la prima assemblea unitaria. Su salari e precarietà, sciopero generale e unitario in autunno.
Nella società (e nella politica) non c’è spazio per il vuoto. La voragine creatasi con la scomparsa della sinistra parlamentare, più una prevedibile accentuazione dello scollamento tra sindacato confederale e lavoratori in carne e ossa, chiama altri soggetti a farsi avanti, a proporre iniziative e soluzioni.


Il sindacalismo di base ci prova, dando vita a un percorso che può consentirgli di uscire da una condizione di minorità e frammentazione, per arrivare a rappresentare d’ora in poi «la vera alternativa». Oltre mille delegati «di situazione» di Cub-RdB, Cobas e Sdl Intercategoriale provenienti da tutta Italia si sono incontrati a Milano. Un’assemblea per fare i conti con le novità del presente e che già nello svolgimento ha segnato una rottura con le pratiche consolidate. Silenziosi i dirigenti delle tre sigle (una delegata del S. Raffaele di Milano ha letto la relazione introduttiva unitaria), la parola è andata ai protagonisti delle lotte. E qui subito la sorpresa, almeno per chi ha imparato a conoscere il pervicace orgoglio di organizzazione di queste formazioni. Il filo rosso dell’«unificazione» – non solo l’unità nelle lotte – è tornato prepotente in quasi tutti gli interventi. Perchè la «piccola taglia» è ormai vissuta come un handicap per la credibilità stessa dei «basisti» nel rapporto quotidiano con i lavoratori. Tanto più in un quadro di «democrazia sindacale» quantomeno problematico (qui viene contestata pesantemente la regola che assegna un terzo dei delegati rsu ai confederali, a prescindere dai voti presi), strutturato per «semplificare» anche la rappresentanza sociale.
Una ragazza giovanissima sintetizza in due parole la condizione di tanti suoi coetanei rispetto alle forme storiche della rappresentanza: «Mi chiedono a quale sindacato bisogna iscriversi per essere stabilizzati». Ma è un altrettanto giovanissimo ivoriano a far alzare in piedi tutti con un intervento di straordinaria densità emozionale, culturale e politica, tutto giocato sulla «diversità» e il suo valore, riuscendo a tenere insieme senza retorica lotta operaia, condizione migrante, solidarietà internazionale. La questione del lavoro giovanile torna in molte riflessioni, anche di operai più anziani («adesso li vedo contare i centesimi, fino a poco tempo fa guardavano al lavoro solo in associazione alla possibilità di spendere»). Una condizione contrassegnata quasi sempre dalla sensazione di impotenza, come se fosse stata spazzata via nelle nuove generazioni ogni conoscenza dei meccanismo democratici, di partecipazione.
Ne viene fuori una convergenza vera su una piattaforma molto articolata, che va dall’obiettivo di «forti aumenti salariali» all’abolizione della legge 30 e del pacchetto Treu, dalla lotta al razzismo alla «continnuità di reddito» (contro la precarietà), dal «rilancio del ruolo del contratto nazionale» alla sicurezza sul lavoro, dalla difesa dei servizi pubblici alla democrazia sindacale. Più che piattaforma vera e propria, è il tratteggiare un sistema organico di temi politico-sindacali capace di produrre aggregazione sui contenuti, anzichè sui «contenitori» organizzativi.
L’indicazione immediata cade sull’avvio di «un percorso di mobilitazione», con all’orizzonte dell’autunno uno sciopero generale – il secondo, dopo quello del 9 novembre 2007 – «non come strumento per cercare visibilità, ma come punto di arrivo di un vasto lavoro di discussione e agitazione tra i lavoratori». Non sarà un percorso semplice, ma tutto il panorama politico e sindacale si è messo in movimento (ieri all’assemblea si é affacciato anche Giorgio Cremaschi). Anche questa galassia lo ha compreso, e reagisce in modo più maturo.