Quale futuro per l’economia livornese?

I dati IRPET commentati sul Tirreno di ieri, che segnalano la grande diffusione sul nostro territorio del lavoro povero, e i dati della camera di commercio presentati oggi, con la chiusura di molte attività nel settore del commercio e della ristorazione, andrebbero letti in tandem. Sono fenomeni collegati.
Negli ultimi decenni c’è stata la perdita di molti lavori a medio reddito. l’automazione nel settore industriale e le delocalizzazioni del manufatturiero prima, gli effetti delle tecnologie informatiche sul terziario poi, hanno fatto sì che si perdessero posti di lavoro sicuri e mediamente retribuiti, con l’aumento di posti di lavoro precari e meno retribuiti. Prevedibilmente le intelligenze artificiali generative avranno nei prossimi anni un effetto sui lavori d’ufficio simile a quello che, nei decenni precedenti, ha avuto l’introduzione della robotica nelle fabbriche. Molti lavori d’ufficio verranno progressivamente sostituiti dall’automazione.
Se pensiamo che ad oggi in Italia il terziario rappresenta circa il 70% delle ore lavorate, è evidente che siamo di fronte a un fenomeno che dobbiamo attrezzarci per gestire, e non ignorare per poi subire drammaticamente.
Una popolazione, come quella livornese, che impoverita ha meno soldi da spendere, si rivolgerà in modo maggiore alla grande distribuzione nel commercio (o agli acquisti online) e alle grandi catene nella ristorazione, dove i prezzi sono tendenzialmente più bassi. La perdita di lavoro e l’impoverimento nel mondo dei lavoratori salariati comporta una perdita di lavoro e impoverimento nel terziario. Si arricchiscono gli azionisti delle mega-aziende che estraggono profitto dai territori impoveriti.
La continua apertura di grandi centri commerciali fa parte di un processo circolare di impoverimento del lavoro dipendente e di scomparsa del piccolo commercio che va arrestato; altrimenti la Livorno del futuro sarà solo un luogo di estrazione di profitto dalle pensioni degli anziani (ricordo che abbiamo un indice di vecchiaia a 232, cioè a Livorno ci sono 232 anziani ogni 100 giovani). L’ammistrazione comunale può e deve fare la propria parte in termini di programmazione e azioni concrete. Dubito che i partiti di centrosinitra, che non hanno saputo (o voluto?) gestire la difficile fase della deindustrializzazione, siano all’altezza del compito. Dubito che lo siano quelli di destra e centrodestra, che sanno solo aizzare chi ha poco contro chi non ha nulla. Bisogna cambiare direzione: Rifondazione è pronta a dare il suo contributo al fronte politico del cambiamento che qui a Livorno si sta andando a comporre.

Marco Chiuppesi
Segretario federazione livornese Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea