Il peso di Grillo sull’informazione

 

 

 

Più che cambiare il Paese, Grillo sta imponendo un cambiamento nel modo di fare informazione in Italia. A lui non interessa parlare ai giornalisti, ma alla gente. Utilizza il blog e Twitter per farlo, anche se usa ancora questi strumenti con una logica da vecchia repubblica della TV, come ha sottolineato Guido Romeo in un articolo dedicato a come Grillo usa la tecnologia.
Per parlare alla gente i politici sono stati abituati a chiamare Ansa, Tg e ad andare da Vespa. Vedi la rimonta di Berlusconi a colpi di comparsate TV. Per raccontare le gesta del “mostro” oggi i giornalisti sono costretti a seguire il suo account su Twitter o leggere il suo blog. Sky qualche giorno fa ha trasmesso la conferenza di presentazione dei grillini mandando in onda la diretta streaming dell’evento. Qualcosa di vagamente simile a un servizio pubblico. Qualcosa di un po’ strano in un mondo in cui si parla di violazione del copyright se ti copio un mp3 su una pennetta Usb. Intanto i giornalisti assistono impotenti allo show.
Nel sistema pensato da Grillo i media vengono costantemente bypassati attraverso l’uso di strumenti tecnologici che consentono di parlare alla gente e costringono i giornalisti a riportare quanto visto, sentito e letto, senza possibilità di porre domande. Democraticamente messi a tacere, con una paradossale coerenza: parlo solo con chi voglio io. Il che tutto sommato è più che lecito, nessuno ha l’obbligo di rispondere alle domande della stampa. A nessuna domanda, a dire il vero, e infatti lui Grillo non risponde quasi mai.
Cercando di innovare il rapporto con la gente il leader del M5S si è limitato a proporre una nuova forma di broadcasting personale. Esattamente come fa Berlusconi con i video messaggi. Basta guardare al suo Twitter: repliche, menzioni e RT durante la campagna elettorale sono stati praticamente assenti. Un piccolo fail nel fail generale dei politici sui social media. I commenti ai post del suo blog sono stati invece cancellati.
Grillo però ha dimostrato che oggi se qualcuno ha qualcosa da dire ha tutti gli strumenti per far sentire la propria voce e che i mezzi d’informazione non sono più il megafono per eccellenza. Questo implica un ripensamento profondo del modo di fare giornalismo. Perché la gente comunica e si confronta quasi più sui social che in strada e il citizen journalist è anche quello che fa un domanda su Twitter e riceve una risposta. Non nel sistema di Grillo, però.

 

* Silvio Gulizia

Giornalista professionista e blogger. Si occupa di tecnologia, web, startup e social network. Cura il blog Hi Tech per Leonardo.it, scrive per Wired, Repubblica.it, e Republic+Queen.
In precedenza ha lavorato nella cronaca per dieci anni, prima come free lance collaborando con giornali locali e nazionali, e poi come redattore al quotidiano Metro, dove è stato responsabile dello sport locale e della cronaca di Milano, e al Corriere di Livorno, dove ha coordinato la redazione distaccata di Cecina.
Dopo la laurea in Lettere Moderne all’università Cattolica di Milano ha conseguito un master in Giornalismo On Line all’Università degli Studi di Firenze, ma il mestiere l’ha imparato facendo la gavetta sulle strade di Firenze prima e Milano poi.