Dimezziamo le indennità dei parlamentari non i seggi in parlamento e nei consigli.

 

 

di Daria Faggi (Unione inquilini Livorno)

A proposito di casta: occorre prima di tutto precisare che la corruzione e il malaffare trovano terreno fertile nell’impresa privata e che il sistema finanziario speculativo affaristico è per sua natura banditismo autorizzato; che la rendita parassitaria dei palazzinari è la prima causa dell’impoverimento dei lavoratori, visto che il caro affitto si mangia il 60/70% del salario mensile; che le spese militari costano miliardi di euro ogni anno e che la mafia e le centrali del potere nazionale (che insieme posseggono una ricchezza stimata in almeno 8000 miliardi di euro più di quanto possiede l’80% del popolo italiano) evadono il fisco, e che dunque la crisi è figlia dei disastri del sistema capitalista reale (ben diverso dal liberismo utopico che non si è mai visto se non nelle narrazioni interessate di vecchi e nuovi ricchi).

Premetto tutto ciò, a sottolineare che una gerarchia di colpa va pur stabilità per individuare la cura. Dopodiché non ho problemi a sostenere che il sistema della casta politica e dell’amministrazione dello stato è da riformare perché il livello di stipendi e incompetenza è salito in parallelo a livelli intollerabili.

Però basta con le sciocchezze che una maggioranza di stolti ripete come un mantra, diretto da una sapiente regia di Piduisti: intanto non solo non bisogna diminuire gli eletti ma bisogna semmai aumentarli specie ai piani bassi,  dividendo le città grandi in municipi, ristabilendo il proporzionale e allargando il referendum a strumento ordinario di consultazione (alla Svizzera!) per tutte le trasformazioni importanti del territorio e della gestione dei beni comuni, introducendo garanti eletti e con effettivi poteri nelle istituzioni.

La corruzione si combatte riducendo gli stipendi e i privilegi non la possibilità dei cittadini di scegliere al meglio una propria rappresentanza. Sono convinta che se agli onorevoli e in generale agli amministrazioni fosse corrisposto uno stipendio da un minimo di 2000 € fino a un max di 5000 euro al mese si restituirebbe la politica ai cittadini migliori con un reale spirito di servizio.

Respingere le bustarelle della corruttela mafioso affaristica privata, non è questione che si risolve con alti stipendi ma con controllo reale della cittadinanza attiva che deve essere messa in grado di partecipare alle scelte sull’uso degli investimenti statali sulle trasformazioni territoriali sugli indirizzi economici sull’uso dei beni comuni etc..

Quanto al finanziamento della politica e dunque dei partiti o di altre libere forme di associazione è necessario utilizzare parte dei beni comuni per agevolare il diritto a organizzare liberamente sul territorio con spazio gratuito di stampa e propaganda anche su radio e televisione in aggiunta a quelli tradizionali.  Non è che con questo si può pensare di risolvere in breve i problemi, e i tempi della partecipazione diretta di larga parte della cittadini richiedono una crescita di senso civico che a sua volta richiede tempi lunghi. Però la storia dovrebbe pur insegnare qualcosa: la strada giusta è questa, taglio dei privilegi ma nessun risparmio a spese della democrazia. Aboliamo tutti gli enti di seconda nomina che sono il vero pascolo delle clientele di partito, e partecipano tutti direttamente a scioperi e lotte per non pagare gran parte del debito fatto da altri e che vogliano farci pagare tagliando diritti, lavoro e servizi, e perfino tagliandoci rappresentanza istituzionale.