Un nuovo modo di agire per rafforzare il Partito e superare le mozioni

di Niccolo Gherarducci * e Luciano Traversi **

su Liberazione del 22/06/2010

Abbiamo seguito con molto interesse le preoccupazioni, condividendole, che molti compagni hanno espresso sul nostro giornale sullo stato del Partito, sulle difficoltà che incontra per un suo rilancio nella società italiana. Dopo il Congresso di Chianciano, si registrò , almeno nella nostra città, un certo entusiasmo, in particolare per le sue conclusioni. Si verificò anche un riavvicinamento di compagni che si erano posti ai margini perché contrari alla politica di Bertinotti. Una spinta positiva che faceva prevedere una ripresa in avanti del Partito. Purtroppo, oggi questa spinta si è di fatto esaurita.

A nostro parere, tra difetti e limiti maggiori che il Partito ha messo in mostra, c’è la scarsa capacità di definire chiaramente un’alternativa anticapitalista e comunista strettamente connessa alla risoluzione dei problemi più immediati, quali la difesa del lavoro, dei diritti, della scuola, della democrazia, ecc. Mancano idee forti, strategie avanzate che possono suscitare passione e mobilitazione fra le gente. Non è ancora definita in modo chiaro una nostra identità, comunista. Anche nelle riunioni del Cpn si ha la sensazione che problemi, che sembravano superati con le conclusioni del Congresso di Chianciano, di fatto sono ancora in discussione; portando inevitabilmente confusione e perplessità tra le fila del nostro Partito. A Livorno quando una cosa non è ben definita, non è chiara, si dice: «Ma che “pescio” sei?», appunto. Certamente nel nostro Partito non mancano dibattiti, confronti di idee sulle prospettive del nostro lavoro politico, culturale ed anche teorico sulla necessità del superamento del capitalismo, ormai incapace di risolvere i problemi più elementari dell’umanità, minacciando nel suo sviluppo perfino l’esistenza del pianeta. Ma è un lavoro che sostanzialmente rimane nell’ambito delle nostre riviste politico-culturali di Essere Comunisti , «L’Ernesto ed ora Su la testa. Un lavoro importante che per non riesce ad integrarsi nel lavoro concreto svolto dalle federazioni: dal vertice alla base. Non diventa dibattito di tutto il Partito e non ne aumenta il livello politico e culturale. Tanto più – a nostro parere – non siamo ancora pronti nel suo insieme a questo necessario salto di qualità. Infatti siamo ben lontani dalla linea decisa dalla Conferenza di organizzazione di Carrara. Molte sono ancora le federazioni in cui prevale il lavoro che sostanzialmente le trasforma in comitati elettorali dove prevalgono discussioni infinite sugli equilibri e sui dosaggi da rispettare a seconda della forza dell’area e della mozione di appartenenza nella elezione dei gruppi dirigenti, nelle liste dei candidati, ecc. Un meccanismo perverso e dannoso che favorisce lo svilupparsi di elementi di politiche clientelari ed a volte di malcostume politico non combattute sufficientemente al nostro interno, spesso stimolo anche da parte di alcuni compagni all’eccessiva e a volte interessata aspirazione a far parte di qualche Consiglio, o Giunta, in una qualsiasi istituzione, disinteressandosi del lavoro generale del Partito. In conclusione, a nostro parere un partito organizzato in mozioni, in aree, non può rispondere alle esigenze che la situazione politica ci chiede. Ci domandiamo come un partito che raccoglie il 2,8% dei consensi e non supera i 50mila iscritti può reggersi con quattro mozioni. Inevitabilmente è sottoposto ad un meccanismo che definiamo infernale, che ostacola un’elaborazione di una nostra proposta approfondita ed efficace mirante alla risoluzione dei problemi che abbiamo di fronte, impedisce il pieno dispiegarsi della democrazia interna, il rinnovo dei gruppi dirigenti. Questo alimenta nei compagni la convinzione che nel Partito così com’è oggi sia impossibile una reale partecipazione alla vita interna e l’impossibilità di dare un reale contributo positivo alle decisioni da prendere. Occorrono modalità, procedure, percorsi nuovi. Occorre riformare tutta la vita interna del partito così come del resto aveva indicato la Conferenza di Carrara. Siamo coscienti che questo non è affatto facile, ma dobbiamo provarci. La nostra federazione, di fronte alla necessità di un rinnovamento e ringiovanimento del gruppo dirigente, ha deciso di procedere in modo diverso da quello attuale: non quello, per parlar chiaro, di formare l’organismo dirigente secondo il dosaggio determinato dal peso delle mozioni esistenti nella federazione, bensì attraverso nuovi criteri, quali l’impegno e la passione messa nel lavoro di partito, e la capacità politica dimostrata. Dopo una consultazione con tutti i circoli. Questo procedimento è stato molto apprezzato dalla stragrande maggioranza dei compagni e soprattutto da tutti quei compagni tesserati negli ultimi mesi (molti dei quali giovani) che avevano espressamente dichiarato di non voler appartenere a nessuna delle mozioni esistenti. Dichiarazione riaffermata quando qualcuno di loro è stato proposto di far parte negli organismi dirigenti della federazione. Siamo arrivati così ad un gruppo dirigente ringiovanito e riconosciuto come tale da tutto il Partito. Naturalmente il cammino intrapreso dalla federazione veno il superamento delle mozioni lo intendiamo come una delle misure efficaci per il rilancio di tutto il partito, per il rafforzamento della sua organizzazione, essendo pienamente consapevoli che i nostri obiettivi, la nostra linea politica di cui ci sentiamo parte, possono essere realizzati solo con un partito unito, forte e rinnovato. »

*coordinatore Giovani Comuniste/i Livorno
** direzione Federazione di Livorno