A quando il coprifuoco e la sospensione della Costituzione?

di  Alessandro Trotta

Questo Governo di centro-destra riesce a stupire per la capacità di proporre e di evocare l’inimmaginabile, neanche alle più fertili menti inventive.
Alcuni potrebbero pensare di essere alla “Sagra dell’Idiozia” se tutto ciò non avesse una intima e pericolosa coerenza.
L’obiettivo? Far crescere la paura, anzi il panico, della gente rispetto alla propria incolumità fisica e dei propri averi molto al di sopra di quanto giustifichino le circostanze. Come dimostrano anche i dati ufficiali in netta discesa: ad es. nel 2006 gli omicidi sono stati 621, 393 in meno rispetto al 1995, addirittura 1.280 in meno rispetto al 1991.
Da un lato, tutto ciò serve come cortina fumogena, per nasconderci le vere ragioni dell’insicurezza moderna: l’insicurezza per il proprio futuro.

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Non abbiamo il diritto di isolarci, come diceva Marx

di Marco Sferini

Avevo provato alcune volte ad immaginare una vita politica e sociale priva di Rifondazione Comunista: l’avevo immaginata non tanto come una scena dove fosse rappresentato un Parlamento senza comunisti o, anche più modestamente, senza deputati e senatori di sinistra. No, l’avevo figurata nella mia mente proprio come un tessuto sociale dove non esistesse più alcun ruolo per i comunisti, prescindendo dunque – e chissà mai per quale ragione – dalla disposizione parlamentare del Partito, dal suo ruolo nelle istituzioni. Forse un riflusso di libertarismo anarcoidaile, o forse una riflessione monca, costruita con i mattoncini di un pensiero che non avrebbe mai contemplato il risultato elettorale dello scorso aprile dove, preludio ad una nostra fuoriuscita dalla vita sociale del Paese, si è manifestata in tutta la sua dirompenza la serrata delle porte di Palazzo Madama e Montecitorio per il PRC e per gli altri soggetti politici che avevano raffazzonatamente dato vita a la Sinistra l’Arcobaleno.

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Abbattere il muro dell’anticomunismo

di Gilberto Volta

E’ tutto vero (o quasi). I comunisti non sono in Parlamento, come nessuno de “la Sinistra l’Arcobaleno”, per la prima volta dopo la vittoria della coalizione antifascista sul nazifascismo nel 1945. E’ una catastrofe elettorale.

Naturalmente, hanno concorso a questo risultato molte cause, che sono indicate in tutte le cinque mozioni (ma perché non si è voluto fare un solo documento a tesi emendabili?). Sono indicate anche cause che non mi paiono vere. La mozione di Vendola sostiene che una causa sia che la “SA” è stata percepita solo come cartello elettorale e non come un primo passo verso un unico partito della sinistra, non più comunista. L’idea comunista avrebbe potuto continuare ad esistere come “tendenza culturale” insieme ad altre in attesa che venisse soppiantata da future nuove tendenze.

Sono convinto, al contrario, che ripetere in campagna elettorale che il processo verso questo partito unico non più comunista era “irreversibile” abbia fatto sì che chi voleva continuare ad essere se stesso (comunista, verde, ecologista, eccetera) – pur volendo una grande unità fra tutte le forze di sinistra – non abbia votato questa lista per non avvalorare questa prospettiva, che i comunisti, fra l’altro, ritengono esiziale in quanto significherebbe la rinuncia all’obiettivo strategico di superare il capitalismo e costruire il comunismo (come organizzazione sociale).

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Intervento del Capo Della Delegazione Cubana, José Ramón Machado Ventura alla FAO

Conferenza d’alto Livello sulla:

“Sicurezza Alimentare Mondiale: Le sfide del Cambiamento Climatico e la Bioenergia. Misure richieste per ottenere la Sicurezza Alimentare Mondiale. “

Signor Presidente,

In questa stessa sede, dodici anni fa, la comunità internazionale decise di debellare la fame nel mondo. Si stabilì allora l’obbiettivo di dimezzare il numero delle persone denutrite entro il 2015. Quella meta, timida ed insufficiente, oggi sembrerebbe una chimera.

La crisi alimentare mondiale non è un fenomeno circostanziale. La gravità delle sue recenti manifestazioni, in un mondo che produce sufficienti alimenti per tutti, è un chiaro riflesso della sua natura sistemica e strutturale.

La fame e la denutrizione sono conseguenze di un ordine economico internazionale che sostiene e incrementa la povertà, la disuguaglianza e l’ingiustizia.  

I paesi del Nord hanno un’indiscutibile responsabilità per la fame e la denutrizione di 854 milioni di persone. Hanno imposto la liberalizzazione commerciale tra protagonisti chiaramente disuguali e le ricette finanziarie d’adeguamento strutturale. Hanno provocato la rovina di molti piccoli produttori del Sud ed hanno trasformato in importatori assoluti d’alimenti paesi che prima erano autosufficienti e perfino li esportavano.

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Alcune riflessioni di un amministratore di sinistra sul taglio dell’Ici

di Stefano Cristiano, assessore al Comune di Pistoia

Un paio di giorni fa mi è arrivato a casa un bollettino… panico! Apro la busta con circospetta preoccupazione e… sorpresa non vedo numeri. Anzi al posto della cifra ci sono degli allegri asterischi… e’ la comunicazione che per quest’anno NON DOVRO’ PAGARE L’ICI!!!
Evviva, verrebbe da dire, risparmieremo 200€ l’anno! La mia famiglia potrà permettersi due pieni di gasolio in più, o addirittura due paia di scarpine NUOVE alle bambine. Quel pusillanime di Prodi aveva cancellato l’ICI, pensate un po’, solo ai possessori di redditi più bassi. Una roba da vecchio stalinista incallito. Ma Berlusconi ci libera tutti da questo iniquo balzello. Da oggi molti italiani potranno guardare al proprio futuro con rinnovata fiducia. E’ vero, i soliti disfattisti di sinistra continueranno a dire che l’inflazione reale sui beni di prima necessità aumenta ogni anno del 12-13%, strappando brandelli di carne dalle famiglie più fragili; ribadiranno stancamente che i nostri salari sono i più bassi d’Europa mentre i livelli di precarietà sono fra i più alti! Ma che importa, da oggi l’assessore di Pistoia, o il commercialista di Milano, non pagheranno più l’ICI sulla prima casa, e chi la casa non ce l’ha è bene che si attrezzi in fretta. Non solo! Il “Cavaliere” promette a noi amministratori locali, spreconi e scalda sedie, che quel taglio non avrà conseguenze per le risorse locali. Meraviglioso! Se non è il socialismo, poco ci manca! Tutto bene dunque? Neanche per sogno. Pensate che quei mafiosi e perdigiorno di siciliani non capiscono che, per finanziare questa operazione “progressiva”, bisogna tagliare gli “sprechi”. Ebbene quegli egoisti non si accontentano di veder realizzato il Ponte sullo Stretto di Messina, che permetterà di risparmiare qualche minuto di percorrenza alla modica cifra di 6 miliardi di €, ma pretendono, guarda un po’, di avere strade provinciali e trasporti locali più agevoli per chi lavora, studia o fa il pendolare. Veramente incredibile!

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