L’onda lunga della crisi finanziaria

di Joseph Halevi

su Il Manifesto del 01/06/2008

Per George Soros la crisi finanziaria legata al crollo delle cartolarizzazioni dei mutui del subprime del 2007 è stata la più grave dallo sprofondamento della borsa di Wall Street del 1929. Secondo il finanziere statunitense essa non è stata ancora smaltita in quanto la restrizione creditizia sta facendo emergere delle grosse crepe nel mercato dei credit default swaps. Si tratta cioè di quei prodotti derivati che «assicurano» contro un eventuale fallimento del debitore.

La vicenda del 2007 dunque è tutt’altro che rientrata e il sistema bancario funziona ancora grazie a regolari iniezioni di droga. Queste vengono erogate dagli sportelli di rifinanziamento delle banche centrali ad un tasso di interesse mediamente inferiore a quello dell’inflazione. Un vero regalo alle banche le quali hanno tutta l’aria di esservi assuefatte, tant’è che alcuni giorni fa la Bce si è sentita in dovere di negare la deriva verso la tossicodipendenza delle banche private.
Leggendo la parte della Relazione Annuale della Banca d’Italia dedicata ai mercati finanziari e valutari, si riceve l’impressione che la crisi apertasi nel 2007 sia stata un fulmine a ciel sereno e che sia essenzialmente rientrata grazie all’azione delle banche centrali ed alle misure porposte dal Financial Stability Forum, una commissione di vigilanza formata dai G7 nel 1999 e presieduta dal governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi.
La Relazione riconosce che la cartolarizzazione dei prestiti e la loro collocazione sul mercato, ha comportato ulteriori elementi fragilità finanziaria rispetto al mantenimento della titolarità dei prestiti fino alla loro scadenza. Questo stesso fenomeno ha però permesso una maggiore disponibilità di fondi. Peccato che ciò sia avvenuto con un indebolimento dei criteri applicati alla concessione del credito, nonchè di quelli che hanno condotto ad attribuire delle valutazioni (ratings) elevate a molti prodotti strutturati (carte i cui intrecci si sono rivelati indecifrabili).
In tale contesto viene data importanza risolutiva alle raccomandazioni del Finanacial Stability Forum concernenti il rafforzamento delle norme prudenziali di Basilea II. Non si spiega però che molte delle operazioni di cartolarizzazione sono state effettuate tramite condotte che operavano fuori dal bilancio ufficiale delle banche proprio per aggirare Basilea II. Non sembra però che le misure proposte dal Forum possano creare una legge che impedisca di trovare l’inganno. Semmai il Forum ha sanzionato il rischio morale rendendo accettabili come valori collaterali delle cartacce senza valore.
Cartolarizzazioni e prodotti derivati sono espressioni di mutazioni endogene al sistema capitalistico e, dato che si concentrano sull’acquisizioni di plusvalenze future, non sono regolabili come ben capì Alan Greenspan in na lucida deposizione al Congresso. La loro natura è per necessità di cose antiprudenziale. L’elemento più significativo che emerge dalla Relazione è il suo essere in sintonia con l’idea che il sistema finanziario debba essere sistematicamente salvato e sostenuto mentre le varie parti dell’economia reale si aggiustano secondo le condizioni del mercato. In questo «nuovo» capitalismo del rischio morale protetto, le vittime se vogliono minimizzare le loro perdite devono darsi da fare da sole, grazie alla flessibilità del mercato del lavoro, garantendo aumenti di produttività e via dicendo. E quelle che non ci riescono? Peggio per loro. Così deve funzionare il mondo.