Sinistra modello Nichi

di Marco Damilano

da L’espresso

Il progetto di Costituente. L’accordo con Fava. Il dialogo con Veltroni. La strategia di Vendola per conquistare la leadership del partito. E rilanciare le alleanze  Il presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano con Nichi VendolaPer la sinistra è necessario ripartire dalle periferie, si è detto, e Nichi Vendola dà il buon esempio. Lunedì 19 maggio, per lanciare la candidatura alla segreteria di Rifondazione comunista, il presidente della Puglia ha scelto i tavolini tondi della discoteca romana Alpheus, di fronte al Gazometro, nel quartiere Ostiense prediletto dal regista turco Ferzan Ozpetek. Qui, come fate ignoranti, lo hanno ascoltato al buio per un’ora e 18 minuti l’ex segretario del partito Franco Giordano, l’ex sottosegretario Alfonso Gianni, l’ex vice-ministro degli Esteri Patrizia Sentinelli: i nuovi extraparlamentari.

Al confronto Andrea Alzetta detto Tarzan, faccia da pugile e maglietta con la scritta ‘Il futuro non è più quello di una volta’, sembra un lord inglese: lui nelle istituzioni c’è, consigliere comunale a Roma, super-votato dai centri sociali. Due giorni dopo Vendola è riapparso in un’altra periferia romana, nel rosso Tiburtino, per un’assemblea con il neo-coordinatore di Sinistra democratica (l’ex sinistra Ds) Claudio Fava, il verde Paolo Cento, il professor Paul Ginsborg e il prete di strada don Roberto Sardelli. La Costituente di sinistra che Vendola vorrebbe mettere in campo subito, a cominciare dalle elezioni europee del giugno 2009. E che trova il consenso di Fava e degli ex diessini.

Vendola e Fava, i leader potenziali della nuova Cosa che dovrebbe nascere alla sinistra del Pd, poeta il primo, scrittore e sceneggiatore il secondo, marciano uniti: prima di incontrarsi in pubblico si sono ripetutamente consultati in privato. E si sono divisi i compiti: a Fava, che fu scelto da Veltroni come guida dei Ds siciliani nel ’99, tocca la marcatura del segretario del Pd. Incalzare Walter, riaprire il gioco delle alleanze, evitare l’introduzione di una soglia di sbarramento alle Europee
che sarebbe letale per i sogni di riscossa della sinistra. Vendola è obbligato a essere più prudente. “Con il congresso alle porte”, spiega Antonello Falomi, l’uomo che ha scoperto Veltroni nella Fgci, oggi in Rifondazione, “se gli incollano l’etichetta di quello che vuole sciogliere il partito finisce male”.

Il principale competitor per la segreteria, l’ex ministro Paolo Ferrero, non è ancora in corsa ufficialmente, fa il giro della Penisola, conta le truppe e intanto lascia che i suoi spargano veleni. “La candidatura di Vendola rappresenta una torsione presidenzialista”, attacca la consigliera regionale toscana Roberta Fantozzi.”Nessuno lo dichiara apertamente, ma io non vorrei ritrovarmi domani nel Pd”, sospetta l’ex sottosegretaria all’Ambiente Laura Marchetti, pugliese come il governatore, insidiato anche in casa. “Basta con l’autocannibalismo”, si difende l’interessato. “Non si rifonda la sinistra con gli abracadabra o con la falce e il martello”. E sul Pd Vendola giura di non voler fare sconti: “È un partito alla deriva. Per fare un esempio: sui nomadi il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca ha detto le stesse schifezze che dicevano i nazisti negli anni Trenta, prima delle deportazioni”.

Un concerto del primo maggioToni ruvidi per il gentile Vendola che potrebbero non bastare per conquistare la maggioranza al congresso. Le mozioni sono diventate cinque, quella firmata da Franco Russo e Walter De Cesaris propone addirittura di non eleggere nessun segretario: tutto il potere ai soviet. Tutti contro tutti, e tutti uniti contro il leader di ieri, Fausto Bertinotti. Perfino Vendola, il più fedele, per far scattare l’applauso ai militanti in discoteca, ricorda il fratello scomparso dell’ex presidente della Camera. Un guazzabuglio, monitorato con attenzione dal Pd. La scissione del partito rosso dopo il congresso sembra inevitabile. Comunque vada, lo spezzone di Vendola si unirà al gruppo di Fava. Un possibile alleato dei democratici, certo. Ma nell’immediato un concorrente nello stesso bacino elettorale, per riportare a casa i voti di sinistra andati al Pd il 13 aprile. Compagni-coltelli, per Veltroni.