Giovedì 15 dicembre presidio alla Cheddite

DOMANI DALLE 12 PRESIDIO ALLA CHEDDITE (Via della Valle Benedetta 101)

PROIETTILI LIVORNESI SPARATI SUI MANIFESTANTI IN IRAN!

BASTA INVIO D’ARMI ALLA TEOCRAZIA IRANIANA E
AI REGIMI AUTORITARI E MILITARISTI!

SOLIDARIETÀ CON CHI SI RIVOLTA IN IRAN! STOP AL COMMERCIO DI ARMAMENTI!

LIVORNO SIA CITTÀ DI PACE, NON COMPLICE DI TEOCRAZIE E IMPERIALISMI

È notizia di qualche giorno fa: la polizia in Iran spara sui manifestanti con proiettili prodotti qui. Nella capitale dell’Iran, a Teheran, e in molte delle principali città, sono state rinvenute, dopo che la polizia era intervenuta sparando con i fucili sui manifestanti,cartucce recanti il marchio 12121212 utilizzato solo dall’azienda Cheddite.

La Cheddite è un’azienda italofrancese con sede a Livorno che produce cartucce per armi leggere. Non è la prima volta che le cartucce Cheddite sono utilizzate nelle strade sui manifestanti, ne era già stato denunciato il diffuso impiego l’anno scorso da parte del regime militare birmano. Dal 2014 risulta registrata al Registro del Ministero della Difesa per le imprese esportatrici di armamenti ai sensi della Legge 185/90. In quanto produttrice di proiettili leggeri e da caccia le esportazioni della Cheddite possono essere sottoposte a controlli meno rigorosi rispetto alle armi da guerra, in base alla legge 110/75. Tuttavia la vendita di armi anche leggere all’Iran è illegale dal momento che già dal 2011 il paese è sottoposto all’embargo totale della vendita di ogni tipo di arma utilizzabile per la repressione delle proteste di piazza.

L’ipotesi più probabile è che queste armi siano state vendute all’impresa turca Zsr Patlayici Sanayi A.S. e che in seguito questa abbia “triangolato” verso l’Iran. Un passaggio simile pare essersi verificato già nel 2021 verso la Birmania. Dal 2011 l’Italia ha esportato 85,8 milioni di euro di cartucce alla Turchia, che a sua volta nello stesso periodo ha esportato 7,06 milioni di euro di cartucce all’Iran. (Fonte: Domani del 30 novembre 2022).

Siamo pienamente solidali con la rivolta in Iran contro il Governo religioso di Raisi. È il protagonismo delle classi sfruttate e oppresse, dei giovani, delle donne, che sta aprendo percorsi di liberazione e possibilità rivoluzionarie nella regione, mentre le sanzioni del Governo USA hanno contribuito a fortificare la parte più reazionaria della società e della politica iraniana, colpendo le classi popolari e le fasce più fragili della popolazione.

Vogliamo chiarezza su questa vendita di armi, punta dell’iceberg di un export di armi diretto verso fulgide democrazie come l’Egitto, la Turchia o l’Arabia Saudita, che è proseguito senza variazioni sensibili tanto durante i Governi Conte, quanto durante il Governo Draghi e l’attuale Governo Meloni. L’impunità di cui gode la lobby degli armaioli italiani è arrivata al punto tale che Guido Crosetto, ex presidente dell’Aiad, la Federazione delle Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza affiliata a Confindustria, è ora Ministro della Difesa del Governo Meloni.

I governi Draghi e Meloni e i partiti che li hanno sostenuti hanno fatto carta straccia della legge 185/90 che vieta la vendita e la cessione di armi a paesi in guerra inviando ingenti rifornimenti di armamenti all’Ucraina.

La città di Livorno, dove oltre alla Cheddite ha sede la Leonardo-Finmeccanica, importante porto di transito internazionale, a due passi dalla base militare americana di Camp Darby, non vuole essere un luogo di produzione e transito di strumenti di morte e repressione.

PRETENDIAMO L’IMMEDIATO STOP DELLE ESPORTAZIONI DELLA CHEDDITE VERSO LA TURCHIA

STOP ALL’ESPORTAZIONE DI ARMI VERSO LA TURCHIA E GLI ALTRI PAESI AUTORITARI E/O IN GUERRA, COME PREVISTO DALLA LEGGE 185/90

NON VOGLIAMO ESSERE COMPLICI DI GUERRA E REPRESSIONE!COSTRUIAMO PACE, DISARMO E SOLIDARIETÀ!

COORDINAMENTO LIVORNESE PER IL RITIRO DELLE MISSIONI MILITARI
(per contatti: no_missioni_livorno@anche.no)

Lavoratori degli uffici postali e diritto di sciopero

Da informazioni che ci giungono da nostri iscritti e simpatizzanti abbiamo appreso che allo sciopero nazionale indetto da CGIL e UIL per venerdì 16 dicembre non potranno partecipare i lavoratori degli uffici postali.
La commissione di garanzia, esattamente come accadde l’anno scorso, ha di fatto vietato il diritto di sciopero sulla base di valutazioni, alquanto discutibili, se non palesemente erronee, sull’impatto che avrebbe l’astensione sul pagamento della scadenza Imu del mese di dicembre.
Riteniamo che questo atto, rispetto al quale è impossibile non vedere una pressione della dirigenza di Poste Spa, sia una palese violazione del diritto al conflitto sindacale, in una fase particolarmente grave di crisi economica, pandemica e di guerra, affrontate dall’attuale governo di destra con una legge di bilancio di ulteriore attacco alle condizioni di vita delle classi popolari.
Poste Italiane Spa, azienda compartecipata dal Ministero dell’Economia e da Cdp, dimostra per l’ennesima volta che, a seconda della convenienza, può essere fornitrice di servizi essenziali, quando si tratta di reprimere il diritto di sciopero, e può essere azienda lanciata nel mercato, quando si tratta di guadagnare con pressioni commerciali, tagli al personale, straordinari, flessibilità, trasferimenti e distacchi dei lavoratori. In sintesi: tutti i vantaggi del pubblico e tutti i vantaggi del privato. Una posizione estremamente comoda e remunerativa – come dimostrano i bilanci costantemente in attivo dal 2003 ad oggi.
I lavoratori di Poste Spa, così come gli altri lavoratori colpiti dalle decisioni della commissione di garanzia, devono riconquistare il diritto allo sciopero.
La legge 146/1990, che impedisce il pieno diritto di sciopero nei “servizi pubblici essenziali”, deve essere cancellata.

Segreteria livornese Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

8 dicembre: Colline in Festa, apertura straordinaria del circolo PRC!

Quest’anno a Livorno riprende la tradizionale festa di quartiere “Colline in festa”. Per l’occasione, la sede del nostro circolo Livorno Nord, in via di Salviano 53, sarà aperta dalle 11:00 alle 19:00. Compagne e compagni del Circolo e della Federazione accoglieranno i visitatori e gestiranno una bancarella di libri usati. Siete tutte e tutti invitati per venire a discutere con noi della situazione del rione e della città!

DEFEND KURDISTAN

Presidio-manifestazione a Livorno
Mercoledì 30 novembre h 17.30
Piazza Grande

Fermiamo i bombardamenti delle forze armate turche!
Impediamo una nuova invasione del Kurdistan!
Sosteniamo il progetto di una società libera, femminista, di pace nel Nord Est della Siria, nel Bashur, in Iran e altrove! Jin Jiyan Azadi!

In queste giornate in tutto il mondo si tengono iniziative contro i bombardamenti che colpiscono la città di Kobane, distruggendo ospedali, granai, centrali elettriche e villaggi. Lo stato turco prepara una nuova invasione di terra. L’Italia continua ad essere uno dei principali fornitori di armamenti della Turchia. Scendiamo in piazza anche qui a Livorno per fermare la guerra, per denunciare la complicità del governo italiano con il regime di Ankara, in solidarietà con chi lotta per una società più giusta e più libera.

Livorno per il Rojava

Domenica 20, continuano le aperture domenicali della Federazione

Continuano le aperture della domenica mattina (per ora bisettimanali) della nuova sede della nostra federazione, in via Modigliani a Livorno. Domenica 20 dalle 10:00 alle 12:00 saremo lì per continuare l’allestimento della biblioteca e preparare il lavoro di analisi sulla struttura di classe della società livornese! Curiosi e interessati alle nostre attività sono benvenuti ✊🏽

4 novembre a Livorno presidio contro guerre e militarizzazione

BASTA GUERRE! BASTA MILITARIZZAZIONE DEL TERRITORIO!
Venerdì 4 novembre piazza GRANDE – ore 17.30 – PRESIDIO-MANIFESTAZIONE

Il 4 novembre in Italia è la “Festa delle Forze Armate”, che celebra la “vittoria” della Prima Guerra Mondiale. Solo in Italia morirono oltre 600 mila soldati e oltre 500 mila civili per gli interessi della monarchia e dei circoli finanziari e militari ad essa legati. La retorica dell’unità nazionale fu usata per giustificare questo massacro. Moltissimi furono i disertori, i fucilati e coloro che espressero un deciso rifiuto della guerra. Da sempre una giornata di propaganda guerrafondaia che spesso coinvolge anche le scuole. Oggi più che mai non c’è niente da festeggiare. La guerra in Ucraina a cui l’Italia partecipa come cobelligerante, inviando armi e denaro, ma anche schierando truppe e mezzi militari ai margini del conflitto, crea una inaccettabile escalation militare con ripercussioni pesantissime anche qui: dall’aumento della propaganda militarista nelle scuole, allo sfruttamento massiccio dei territori per scopi militari, all’economia di guerra che viene imposta e che si traduce sempre più in carovita insostenibile, taglio dei salari, dell’occupazione e delle spese sociali.

• fermare la guerra innescata e alimentata dau governi di ogni schieramento, sia da quelli legati a Putin e che da quelli legati alla NATO

• fermare le guerre diffuse in tutto il mondo, che alimentano povertà, predazione di risorse, migrazioni forzate

• bloccare l’invio di armi, l’aumento delle spese militari, il rifinanziamento delle missioni militari

• impedire la costruzione della nuova base militare a Coltano, l’ampliamento di Camp Darby e la crescente militarizzazione del territorio

• opporsi alla crescente presenza degli ambienti militari nelle scuole, perché le pratiche militari non devono interferire con l’educazione scolastica, formativa, e di sviluppo del libero pensiero degli alunni e degli studenti

• rifiutare la propaganda bellica, rifiutare le retoriche patriottiche, rifiutare l’esaltazione della morte e delle stragi, a partire da iniziative di lotta il prossimo 4 novembre

• costruzione dello sciopero generale del 2 dicembre contro la guerra, il carovita e l’economia di guerra

• esprimere solidarietà alle popolazioni colpite dalle guerre e sostegno ai disertori e a coloro che rifiutano le logiche dei loro governi

In una situazione gravissima come quella che stiamo vivendo l’opposizione alla guerra, per essere reale ed efficace, deve avere obiettivi chiari, precisi e non generici!

Coordinamento cittadino per il ritiro immediato delle missioni militari italiane all’estero