Rapporto di Amnesty International sull’apartheid israeliano

Amnesty International è, secondo il ministro degli Esteri israeliano Yair Lapid, una organizzazione che dice “falsità, ed è antisemita”, aggiungendo anche che “Israele non è perfetto ma è una democrazia impegnata nel rispetto del diritto internazionale, aperta alle critiche , con una stampa libera e un sistema giudiziario forte e indipendente”. Il ministro fa riferimento al rapporto di Amnesty International per i diritti umani “Israel’s apartheid against Palestinians: Cruel system of domination and crime against humanity“, sostenendo altresì la storicità della dominazione crudele fin dal 1948.

Euro-Med: l'attacco di Israele ad Amnesty è “parte di una politica  intimidatoria” | Infopal

Il rapporto documenta il sequestro illegale di terra palestinese, uccisioni extragiudiziali, demolizioni di case, trasferimenti forzati, incarcerazione di bambini senza colpe alcuna. Tutte le critiche, o magari anche le accuse di violazione dei diritti umani dei palestinesi contro il governo israeliano e non certo contro il popolo ebraico, sono tacciate di false e antisemite: oramai un refrain al quale siamo stati abituati oramai fin dalla nascita dello Stato di Israele.

Moni Ovadia ha dichiarato sull’antisemitismo: “Nell’ambito del conflitto israelo-palestinese, le strutture della propaganda israeliana hanno cominciato a denunciare l’antisionismo come antisemitismo. E in questo sono rientrato anche io, che a loro avviso divento antisemita perché denuncio le violazioni dei diritti umani nei confronti del popolo palestinese. Ecco, in questo caso si tratta di un uso scellerato e strumentale dell’accusa di antisemitismo. Che è una cosa che esiste, ma che chiaramente non è questa”.

Che dire? L’augurio è quello che il rapporto di Amnesty insieme alla denuncia dell’ANP presentata a suo tempo, possano arrivare finalmente alla Corte Penale Internazionale, e far terminare, per sempre, i crimini contro il popolo palestinese…

Mariella Valenti

Responsabile immigrazione e internazionalismo federazione livornese PRC

Adesione a manifestazione del 29 gennaio

Potrebbe essere un cartone raffigurante 4 persone e il seguente testo "MANIFESTAZIONE SABATO 29 GENNAIO LIVORNO contro appalti, sfruttamento e licenziamenti RISPONDIAMO ALL'APPELLO DEI LAVORATORI PORTUALI E DEGLI OPERAI LIVORNESI USB"

Rifondazione Comunista aderisce alla manifestazione proclamata da USB per sabato 29 gennaio a sostegno dell’appello dei lavoratori e delle lavoratrici del settore portuale e logistico.
Quest’ultimo è un settore economico chiave per la nostra città e l’unico dove Livorno possa ancora esprimere voce in capitolo in ambito nazionale. Ascoltiamo appelli del mondo imprenditoriale strozzato dal caro noli e dallo stress che l’intero settore delle spedizioni deve subire a causa di ritardi e mancanza di capacità di stiva, ma nessuno in questo momento sta ponendo l’accento sulle condizioni di lavoro che questa situazione sta creando.A partire dalle compagnie armatoriali, tutti gli attori della filiera logistica stanno chiudendo bilanci da record senza che questo contribuisca minimamente ad alleviare i carichi di lavoro, le retribuzioni o le condizioni contrattuali di lavoratori e lavoratrici.

Al contrario, licenziamenti, sotto occupazione e contratti collettivi pirata conclusi da sindacati senza rappresentanza stanno peggiorando ulteriormente redditi e condizioni di lavoro.Riteniamo inaccettabile che in condizioni di rincaro del costo della vita dovuto all’aumento smisurato dei costi energetici non si tuteli minimamente quanti hanno contribuito con il loro lavoro a tenere in piedi il paese durante la pandemia, mentre gli imprenditori del settore macinano utili su utili. Lo stesso governo con la recente riforma delle aliquote IRPEF è rimasto sordo al continuo impoverimento della classe lavoratrice.

Per tutte queste ragioni scenderemo in piazza Grande sabato 29 gennaio alle ore 15!

Federazione Livornese Partito della Rifondazione Comunista

Rifondazione e lotte operaie

Grazie al Tirreno per la visibilità sul giornale di ieri! Purtroppo, per un errore di stampa, il senso di una frase è cambiato di molto. Avevamo detto: “Non possiamo più parlare SOLO di lotte operaie”. Le rivendicazioni dei lavoratori sono infatti centrali per noi e dobbiamo unirle a quelle di tutte le categorie oppresse, saldandole in una prospettiva anticapitalista.
P.S. la nuova Federazione è alle Sorgenti, non vediamo l’ora di invitarvi all’inaugurazione!
✊🏾❤

Presidio e comunicato Rifondazione – Una città in comune contro potenziamento Camp Darby

Conferenza stampa di fronte a Camp Darby

Stamane davanti all’ingresso di Camp Darby si è svolta una conferenza stampa – presidio per motivare il nostro deciso NO ai previsti lavori di potenziamento della base militare.
L’iniziativa è stata promossa dalle federazioni pisana e livornese del Partito della Rifondazione Comunista e dal gruppo consiliare “Una Citta In Comune – Pisa”. Oltre a rappresentanti delle tre realtà promotrici, alla conferenza erano presenti il segretario nazionale di Rifondazione, Maurizio Acerbo, e il segretario regionale, Alessandro Favilli.
Questo il testo del comunicato:
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SMILITARIZZARE CAMP DARBY, FERMARE LE AGGRESSIONI IMPERIALISTE
Lanciamo la mobilitazione delle forze antimilitariste, pacifiste e democratiche per fermare il proseguimento dei lavori

Nel 2017 scoprimmo e rendemmo pubblico il megaprogetto di potenziamento della base militare di Camp Darby, cosa che il Comune di Pisa, la Provincia di Pisa, la Regione Toscana a guida Pd e l’allora governo Gentiloni avevano cercato di tenere segreto.

La base americana è un nodo logistico determinante per il trasferimento e il trasporto delle armi verso settori strategici dell’area mediterranea in cui sono in corso conflitti alimentati dai governi europei e statunitense a difesa degli interessi forti (per il controllo delle fonti energetiche, per il controllo delle rotte commerciali e militari nel Mediterraneo, nel Mar Rosso …). Da qui il potenziamento di Camp Darby destinata così a diventare sempre più la “polveriera” del Mediterraneo, svolgendo così un ruolo sempre più importante insieme con il porto di Livorno che è ora collegato a quelli di Aqaba (Giordania) e Gedda (Arabia Saudita) da grandi navi della compagnia statunitense «Liberty Global Logistics», che con un regolare servizio mensile trasportano le armi di Camp Darby in Medioriente per le guerre in Siria, Iraq e Yemen.

Infatti il progetto prevede la realizzazione di una nuova linea ferroviaria che collegherà la stazione di Tombolo con un nuovo terminal di 18 metri di altezza all’interno della base e un altro terminal più piccolo che avrà le funzioni di controllo e sicurezza. La linea prevede anche la costruzione di un ponte girevole sul Canale dei Navicelli e verrà ingrandito il molo esistente “Tombolo dock”: il tutto per poter gestire un traffico fino a 2 treni al giorno (oggi, di norma, si prevede un treno ogni 2/3 mesi).

Il Governo italiano (Ministero della Difesa) non solo si è fatto copromotore di questa operazione, ma ha steso un tappeto rosso agli americani definendola un’”opera destinata alla difesa nazionale” e che, per questa ragione, “ha l’esonero dal controllo di conformità urbanistica”. Quindi a nulla è valso che queste grandi strutture siano in contrasto con il Piano Territoriale del Parco e con il Piano di Gestione delle Tenute di Tombolo e Coltano! Non solo, anche la Valutazione di Incidenza, obbligatoria per il fatto che l’area interessata è all’interno di un Habitat prioritario (SIC “Selva Pisana”) tutelato dalle direttive comunitarie 92/43/CEE (Habitat) e 147/2009 (Uccelli), non ha impedito la realizzazione dell’opera che, tanto per citarne una, prevede l’abbattimento di circa 1.000 alberi nel cuore della riserva.

È per la guerra che si vuole intaccare gravemente il prezioso sito Natura 2000 “Selva Pisana” – tutelato dalle Direttive 92/43/CEE e 2009/147/CE anche per la presenza di habitat prioritari e specie di elevato interesse -: l’infrastruttura occuperebbe circa 7 ettari con un coefficiente di “disturbo” su circa 36 ettari e avrebbe significativi impatti negativi su flora e fauna e con la creazione di effetti barriera. La valutazione di incidenza ha avuto infatti esito negativo: il progetto americano è in netto contrasto con gli obiettivi delle Direttive e la pianificazione vigente.

D’altronde quale migliore motore, per la nostra economia colpita da una crisi sempre più forte anche a causa della pandemia, della guerra? L’Italia, con i governi di centro-destra e centro-sinistra fino a quello della grande coalizione che sostiene Draghi, si schiera in prima fila accanto agli Usa per garantire ancora una volta che pezzi interi del nostro territorio siano devastati ad uso e consumo degli affari di morte americani. Senza dimenticare Inoltre, che dentro Camp Darby è insediato il COMFOSE (Comando delle Forze Speciali dell’Esercito), per gentile concessione del Comando dell’Esercito Statunitense, all’interno del Parco di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli: esso rappresenta un organismo di formazione e addestramento per le missioni militari all’estero.

In questi anni dentro e fuori tutte le istituzioni in cui siamo presenti dal consiglio comunale di Pisa alla Regione Toscana fino al Parlamento Europeo ci siamo battuti per bloccare questi lavori e oggi rilanciamo la necessità di una mobilitazione che abbia questo obiettivo: fermare questo progetto.

Per noi Camp Darby deve chiudere e quell’area deve essere da subito riconvertita ad usi civili. E’ questa d’altronde la richiesta approvata alcuni fa dallo stesso consiglio comunale di Pisa. Non siamo disposti a tollerare che i nostri territori siano servitù per il trasporto di materiale bellico: nessuna infrastruttura civile deve essere messa a disposizione per queste attività. Per questo sosteniamo la battaglia che i portuali di diverse città da Livorno a Genova e la generalizzeremo anche su questo territorio.

Facciamo appello a tutte le forze sociali, sindacali e politiche contro la guerra e la militarizzazione del territorio, affinché si costruisca una grande mobilitazione popolare per fermare la realizzazione di questa nuova ferrovia di morte e distruzione e ribadire che l’Italia ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali.

Rifondazione Comunista Federazione di Pisa
Rifondazione Comunista – Livorno
Una città in comune Pisa

Video iniziativa 1921-2022: originalità e lascito della storia del PCI

Ecco il video dell’iniziativa “1921-2022: originalità e lascito della storia del PCI”, svolta il 21/1/2022.
Per il 101° anniversario della fondazione del PCI, iniziativa con gli storici Angelo d’Orsi (già ordinario di Storia del pensiero politico presso l’Università di Torino) e Paolo Favilli (già ordinario di Storia contemporanea presso l’Università di Genova) e con Gianluigi Pegolo (membro della Direzione nazionale di Rifondazione Comunista). A introdurre l’iniziativa Alessandro Favilli, segretario regionale torcano del PRC; a coordinare Marco Chiuppesi, segretario della federazione livornese.

00:00:00 Saluti di Marco Chiuppesi e presentazione ospiti
00:04:21 Introduzione di Alessandro Favilli
00:13:12 Angelo d’Orsi su originalità dell’esperienza storica del PCI
00:28:32 Paolo Favilli su originalità dell’esperienza storica del PCI
00:44:23 Gianluigi Pegolo su originalità dell’esperienza storica del PCI
00:55:05 Angelo d’Orsi su Gramsci in carcere e scrittura di lettere e quaderni
01:06:31 Paolo Favilli su momenti di discontinuità nella storia del PCI
01:11:13 Gianluigi Pegolo su scissioni nel PRC e cultura politica
01:25:11 Angelo d’Orsi su attualizzazione dell’esperienza storica del PCI
01:37:46 Paolo Favilli su attualizzazione dell’esperienza storica del PCI
01:49:39 Gianluigi Pegolo suattualizzazione dell’esperienza storica del PCI
01:58:08 Saluti finali di Alessandro Favilli e Marco Chiuppesi

Sheikh Jarrah

Sheikh Jarrah, Gerusalemme Est – Palestina.

Erano le 3 di mattina a Sheikh Jarrah, e la famiglia di Mahmoud Salihiya dormiva nella sua abitazione, stanchissimi perché da giorni sorvegliavano la loro casa insieme ad altri compagni palestinesi dalla demolizione già annunciata dalle forze di occupazione israeliane. Nei giorni precedenti il 19 gennaio, le forze militari delle unità Yaman e al Yaman (forze speciali usate per “scontri” importanti) avevano circondato l’abitazione e la zona circostante, ma Mahmoud la sera del 18 gennaio era andato a dormire con la sua famiglia pensando che di notte i bulldozer non sarebbero arrivati e che la “resilienza” sarebbe ricominciata il giorno dopo. Purtroppo si è sbagliato, i bulldozer sono arrivati per fare lo sporco e rumoroso lavoro che si univa al pianto dei bambini ed alle grida di disperazione delle donne della famiglia Salihiya. La polizia israeliana ha arrestato alcuni componenti della famiglia mentre gli altri chissà dove andranno a finire. Pensando al lato giuridico della storia di Sheikh Jarrah è che questo quartiere si trova a Gerusalemme Est, territorio palestinese occupato nel 1967 e che quindi vieta alla forza occupante di cacciare i nativi per insediare i propri coloni. Le famiglie palestinesi vivono nel quartiere dagli anni 50, le case sono di loro proprietà, acquistate dalla Giordania e dalla Agenzia ONU dell’Unrwa per dare un tetto a quei palestinesi con le loro famiglie cacciate dalle case della parte ovest della città; case dal valore di milioni di dollari e cifre mai risarcite quando si è creato lo Stato di Israele nel 1948 e Gerusalemme è stata divisa in due, la parte Ovest sotto “tutela” israeliana, la parte Est dalla Giordania.

Nel 1970 è stata approvata una legge razzista e discriminatoria che permette ai coloni ebrei di reclamare case forse appartenute a famiglie ebree nel periodo Ottomano, e prima della creazione dello Stato di Israele. Una situazione assurda che però viene largamente messa in atto da Israele che mira alla “pulizia etnica” per conquistare più territorio palestinese senza la presenza di palestinesi; tutti uniti: l’esercito, la polizia e la Corte suprema, quindi la legislazione.La questione delle case di Sheikh Jarrah o Silwan, la loro demolizione, non è altro che la continuazione del progetto di Israele nel portare avanti la Nakba. E’ uno Stato che pratica l’apartheid applicando leggi diverse a seconda del gruppo etnico e religioso a cui appartieni, se sei della destra religiosa allora puoi reclamare il “diritto al ritorno”, ma se sei un palestinese il tuo “diritto al ritorno” è proibito. Le politiche discriminatorie di Israele a Gerusalemme, incluso lo sfollamento programmato, sono costanti, e dei palestinesi si dice che sono una “bomba demografica” da controllare e questo “equilibrio” tra palestinesi cristiani, musulmani e ebrei è alla base della pianificazione municipale e delle azioni statali. Tutto questo viene attuato in una molteplicità di modi, con la costruzione di insediamenti nei quartieri palestinesi, la demolizione delle case e la revoca dei diritti di residenza che dal 1967, si stima intorno ai 15.000 palestinesi privati del loro status di residenza.

E’ palese a tutti che Israele vuole giudaizzare la città, è scritto nelle targhe nelle vie di Gerusalemme, e questo progetto è stato aiutato anche dall’ex presidente USA, Trump, quando ha dichiarato Gerusalemme, capitale unica ed indivisibile di Israele, violando il diritto internazionale e le risoluzioni ONU.

Una continua e feroce sofferenza perpetrata contro famiglie palestinesi, contro una popolazione palestinese sotto occupazione da più di 70 anni, con l’indifferenza della comunità internazionale che, al contrario, dovrebbe avere l’obbligo politico, morale e legale di agire in difesa della giustizia e di sostenere il diritto internazionale di un popolo represso ed occupato illegalmente.

Mariella Valenti (Resp. immigrazione PRC Livorno)