Stasera, dopo la sospensione del 2020 e 2021, finalmente c’è di nuovo la Coppa Barontini! Come nelle passate edizioni, anche quest’anno la federazione livornese di Rifondazione Comunista offre uno dei premi in palio per il Trofeo Edda Fagni (competizione di gozzette a 4 remi, per equipaggi femminili e under 18 maschili); il premio verrà consegnato dalla compagna Laura Banchetti, della nostra segreteria di federazione. Siamo orgogliosi di dare il nostro contributo ad una bella tradizione sportiva e popolare livornese che ricorda figure storiche come il compagno comandante partigiano e dirigente politico comunista Ilio “Dario” Barontini, e la compagna Edda Fagni, parlamentare per il PCI e poi per Rifondazione Comunista.
Sulla base di dati ISTAT, Livorno risulta “maglia nera” per il verde urbano con appena 12,4 metri quadrati a testa.
E mentre troviamo conferma di questo grave deficit che ogni livornese vive sulla propria pelle, dobbiamo denunciare il comportamento scorretto da parte dell’amministrazione comunale, che permette la trasformazione dei parchi pubblici in attività ad accesso contingentato, di pochi, invece di fare in modo che i propri cittadini (in special modo quelli più vulnerabili e fragili come bambini e anziani) abbiano a disposizione il poco verde pubblico presente in centro città.
Stiamo parlando del parco di via Paoli 85 e del parco della Fortezza Nuova, che da quando sono stati destinati in parte a servizi risultano assoggettati alle esigenze ed orari dei loro gestori. Capita così che gruppi di anziani, soliti ritrovarsi nel tardo pomeriggio (considerate le alte temperature di questi giorni e la totale assenza di centri sociali) nel parchino di via Paoli, vengono fatti uscire verso le 17:30/18:00, sempre che non siano affittati i campi di calcetto o tennis all’interno del parco (al mattino c’è il centro estivo per i bambini). Può anche succedere che in orario diurno i parchi siano completamente inaccessibili perché al loro interno viene svolta una attività con ingresso a pagamento (vedi il caso della festa medievale nella Fortezza Nuova).
Critichiamo questo comportamento scorretto e chiediamo che l’amministrazione tuteli i propri cittadini, vigilando sulla accessibilità per tutti degli spazi verdi e di aggregazione, in special modo nel centro cittadino.
La Segreteria della Federazione livornese del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
Rifondazione Comunista parteciperà sabato 18 giugno al corteo dell’orgoglio LGBTQI+ per riaffermare il sostegno del nostro Partito al pieno diritto di uguaglianza di quella che è anche la nostra comunità. In occasione del primo Pride ospitato nella nostra città di Livorno, siamo fieri di contribuire con un piccola novità che ci riguarda direttamente. Nelle tessere di iscrizione al nostro partito è adesso possibile poter esprimere un’identità di genere diversa da quella binaria M/F. Si tratta di uno degli ultimi risultati dell’impegno a rendere nostro patrimonio comune la necessità di modificare radicalmente le modalità di approccio politiche verso l’inclusione e la piena partecipazione di tutti, tutte e tuttu. Il contrasto all’omobitransfobia richiede un impegno concreto costituito soprattutto da azioni che devono partire dal nostro quotidiano. Non basta indignarsi ad ogni aggressione, perché l’odio, la diffidenza e l’esclusione sono fatti costitutivi rispetto ai quali la violenza costituisce solo la punta di iceberg. Da comunisti saremmo inoltre lieti di vedere tutte le aziende che si colorano di arcobaleno adesso, durante questo “pride month”, impegnarsi concretamente tutto l’anno per una reale inclusione delle persone LGBTQI+ nei rispettivi posti di lavoro e non assistere invece al brutto spettacolo del “pink washing” solo per vendere più prodotti alla nostra comunità.
Il Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea esprime un giudizio negativo dei quesiti sottoposti a referendum il 12 giugno e delle ragioni sottese alle proposte di abolizione normativa. Va ricordato che i temi provengono dai radicali, ma l’indizione della consultazione elettorale è dovuta all’approvazione di nove Consigli regionali guidati dalla destra, senza che i proponenti abbiano presentato alla Corte di Cassazione le firme raccolte. Ciò determina, oggettivamente, l’appropriazione e lo stravolgimento della destra politica del tema della “giustizia giusta” scippato agli stessi radicali. Questo fatto ha ulteriormente spostato la discussione sul piano di un falso garantismo, quello esclusivo appannaggio dei ricchi, e di una rivincita della politica contro la magistratura “politicizzata” paralizzante i cittadini di buona volontà.
Va inoltre sottolineato l’utilizzo improprio dello strumento di democrazia diretta disciplinato ex art. 75 della Costituzione, pensato dai costituenti non per modificare qualsiasi legge, ma per far partecipare la cittadinanza a decisioni di portata generale ovvero in materia di diritti soggettivi prevalentemente personali. I cinque referenda sono invece caratterizzati da materie iper-specifiche ed iper-tecniche. Ciò alimenta la pericolosa disaffezione al voto già estesissima, specie tra i ceti sociali popolari più in sofferenza per la crisi economica e, d’altra parte, giustifica una campagna per l’astensione volontaria e militante finalizzata ad evitare il raggiungimento del quorum.
Nel merito Rifondazione Comunista invita tutte le compagne e i compagni a bocciare i cinque quesiti sottoposti alla consultazione: votando NO ovvero, in via subordinata, disertando le urne per non far raggiungere il quorum. La scelta di bocciare i quesiti non presuppone la volontà di conservare un sistema giustizia amministrato in maniera profondamente iniqua. Non vogliamo difendere l’attaccamento al potere – politico, economico e in qualche caso anche opaco – di settori della corporazione per spingere le carriere dei singoli negli uffici direttivi di Procure, Tribunali e Corti. Queste storture, tuttavia, non sono causate da un eccesso di politica delle correnti della magistratura, ma da un deficit di politica intesa come confronto trasparente e democratico sulle idee diverse e sui mezzi con cui realizzarle. Va sottolineato che non c’è un problema nella Magistratura – con buona pace della maggioranza politica in Parlamento – del mandato elettorale di troppi suoi esponenti. Il problema è, invece, che troppi magistrati preferiscono gli uffici legislativi dei Ministeri, delle Agenzie fiscali o delle Autorità indipendenti alle aule di Giustizia. Noi siamo il partito del sistema giudiziario e penale della Costituzione e, dunque, siamo il partito del giusto processo.
L’azione penale quindi deve essere obbligatoria ed esercitata da un magistrato con solidissima cultura giurisdizionale, non da un funzionario a capo della polizia giudiziaria. In questo quadro sosteniamo che: un sistema di garanzie vada possibilmente esteso riducendo al minimo il diritto penale e il carcere a extrema ratio. Non può, però, sfuggire che in Italia la corruzione e i delitti contro la p.a. sono ancora molto diffusi. Siamo, infatti, il 56° Stato per corruzione percepita nella classifica di Trasparency International. Non si può dunque, in una situazione del genere, pensare di abolire il testo unico Severino. L’unico tema oggetto di voto problematico è quello relativo all’abuso della custodia cautelare, spesso in senso classista, posto in essere attraverso l’esigenza cautelare del pericolo di reiterazione del reato. La scelta per il NO, in questo caso, non preclude la necessità di una ridiscussione della norma. Oggi, però, impedire l’utilizzo della misura cautelare tutelerebbe meno i cittadini anche a fronte di gravi reati ambientali o alla progressione criminosa, per esempio nel delitto di atti persecutori o maltrattamenti in famiglia.
La Federazione provinciale di Teramo di Rifondazione Comunista invita quindi tutta la cittadinanza a votare cinque NO per bocciare senza appello questo Referendum, perché la giustizia è una cosa seria.
Mirko De Berardinis Segretario provinciale Federazione di Teramo Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
Il Documento approvato dalla Direzione Nazionale del PRC-SE il 05/06/2022 relativo ai quesiti referendari sulla giustizia: 👇🏻 http://www.rifondazione.it/primapagina/?p=50818
Scheda informativa sui quesiti del Referendum Giustizia 2022: 👇🏻 http://www.rifondazione.it/primapagina/?page_id=50793
Intervista al nostro compagno Giovanni Russo Spena Responsabile Nazionale Area democrazia, diritti, istituzioni PRC-SE: 👇🏻 http://www.rifondazione.it/primapagina/?p=50804
2 Giugno Corteo nazionale – Nessuna base per nessuna guerra – No base né a Coltano né altrove
Partito della Rifondazione Comunista – Toscana Partito della Rifondazione Comunista federazioni di Pisa e Livorno
Giovedì 2 giugno tutte e tutti alla manifestazione nazionale a Coltano. Per dire no alla base militare né lì né altrove, per costruire un’altra agenda politica di pace e giustizia sociale.
Giovedì 2 giugno tutte e tutti a Coltano, per la grande manifestazione nazionale con la quale dire no alla base militare, né lì né altrove. Sembrano bastare i numeri per spiegare le ragioni del NO: 190 milioni di fondi pubblici (PNRR, Fondo di coesione sociale), 73 ettari all’interno di un parco naturale, 440 mila metri cubi di cemento per fare una cittadella militare e opere affini. Quei 190 milioni non avrebbero dovuto essere piuttosto investiti in sanità, edilizia scolastica, abitazioni, trasporti anziché continuare a vedere tagliare la spesa sociale?
Eppure c’è anche di peggio: nessuno dei pubblici amministratori ha detto di sapere, finché è stato documentalmente comprovato il contrario, dal Presidente della Regione al Sindaco di Pisa ecc. Così le forze politiche che essi esprimono, mentre il governo che sorreggono sfornava non uno ma ben due DPCM “segreti” con i quali si dava il via libera al progetto prima, e poi si faceva solo opera di maquillage logistico, confermando tutto: è evidente che destre e PD (PD con cui è impossibile pensare di creare qualsiasi alleanza, “larga” o “stretta” che sia, di centrosinistra) sono legati a doppia catena agli interessi del complesso industrial-militare e dei gruppi di potere edilizi e finanziari nel nostro paese e, pur in modi diversi, a livello europeo. E nonostante l’opera di svelamento e mobilitazione del movimento che è lì sorto, il suo collegarsi e radicarsi, l’impegno del Consigliere Auletta, dei compagni di Una città in Comune e Rifondazione Comunista di Pisa, a cui va tutto il nostro ringraziamento. Non ultimo l’impegno per portare in Parlamento una interrogazione presentata dalle deputate del neo-gruppo ManifestA a cui facciamo riferimento insieme ad altre forze politiche.
Come Rifondazione Comunista ci siamo mossi subito anche fuori da Pisa, a livello di federazioni toscane, come Regionale e come Nazionale, per sostenere la lotta e per la riuscita della manifestazione nazionale, a cui invitiamo tutte e tutti a partecipare. Solo un paio di riflessioni in più.
La prima è che siamo di fronte ad amministratori e forze politiche che hanno mentito alle cittadine e cittadini, che hanno sostenuto e sostengono il progetto, che ormai appartengono non al legittimo gioco politico di una democrazia, ma sostanzialmente ad una a – democrazia che pretende di ricevere cambiali in bianco e di non rispondere a nulla e nessuno se non a poteri forti con cui relazionarsi a discapito del mandato popolare. Il campione di questa idea della politica ci pare su tutti il presidente Giani: quello della gestione “corporativa” della pandemia, quello che è rimasto in sella e anzi promosso nonostante il suo atteggiamento al momento del voto sul famoso emendamento relativo alla deregulation in tema ambientale per le concerie, quello che accetta che la Regione prenda dividendi dal privato proprietario degli scali di Firenze e Pisa invece che destinarli a salvare posti di lavoro, e che ora non sapeva di un progetto come questo. Incapacità? Altro? Non sta a noi dare un giudizio tecnico, ma un giudizio politico definitivo ci spinge a reiterare la richiesta di sue immediate dimissioni.
La seconda riflessione è sullo sviluppo del movimento contro la guerra, per la pace e aggiungiamo per la giustizia sociale, strettamente intrecciate. Uno sviluppo che deve – e ne siamo certi lo sarà – essere posto immediatamente dopo la manifestazione di giovedì, che deve radicarsi in ogni territorio della Toscana, visto che essa non solo a Pisa si sta trasformando nella punta di diamante di una piattaforma logistica militare a livello nazionale.
Non è questa la Toscana che vogliamo, non lo è nemmeno, ne siamo certi, per la stragrande maggioranza delle toscane e dei toscani. Per questo radicamento e per dare continuità al movimento noi metteremo il massimo impegno, chiedendo a tutti di fare altrettanto con spirito positivo, aperto, plurale. Se non ora, quando?
Partito della Rifondazione Comunista – Toscana Partito della Rifondazione Comunista federazioni di Pisa e Livorno
2 Giugno Corteo nazionale – Nessuna base per nessuna guerra – No base né a Coltano né altrove
Da oggi anche a Livorno le forze di polizia avranno in dotazione le pistole a impulso elettrico, dette taser.
Il sottosegretario leghista all’interno Laura Molteni qualifica questi strumenti come “di difesa e non di offesa, di sicurezza e non di violenza”. In realtà noi pensiamo che l’adozione dei taser sia una pessima idea. In merito rilanciamo alcuni brani di un articolo di Maria Pia Calemme da Transform! Italia, di cui consigliamo la lettura integrale.
“[…] Nonostante le affermazioni secondo le quali il taser sarebbe un’arma non letale e, addirittura, salverebbe delle vite (come sostiene l’azienda Axon), che comunque ammette un potenziale di letalità dello 0,25%, non sono solo le associazioni per la tutela dei diritti umani a sostenerne i rischi.
[…] Il Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti (dove il taser è in uso dagli anni ‘90), nel 2021 ha prodotto un interim report sulle morti verificatesi a seguito dell’uso del taser, nel quale si afferma, tra l’altro, che “un significativo numero di individui sono deceduti dopo l’esposizione a un dispositivo a energia condotta (CED). Alcuni erano adulti sani e normali; altri erano tossicodipendenti o erano affetti da malattie cardiache o mentali. […] Molti aspetti della sicurezza della tecnologia CED non sono ben noti, soprattutto per quanto riguarda i suoi effetti su popolazioni diverse dai normali adulti sani (cioè individui a rischio)”.
[…] Aver preso l’esempio americano per introdurre anche in Italia le pistole elettriche non è stata una buona idea: non serve un grande sforzo per immaginare che il taser verrà utilizzato per affrontare le situazioni meno pericolose. Come dimostra proprio l’esperienza statunitense, infatti, non è un’alternativa innocua alle armi da fuoco, bensì un’alternativa potenzialmente letale ad altri strumenti di immobilizzazione e contenimento.”