Rinnovamento, alternativa alla “riserva indiana”

 

 

 

22157_19544_IXCONGRESSOPRC_ImageBisogna dire le cose come stanno. Per farlo, è quanto mai necessario capire che siamo di fronte al congresso più importante della Nostra storia. La maggior parte delle forze politiche punite dai risultati elettorali, hanno da tempo chiarito le loro idee in ambito congressuale; al contrario del Nostro partito dove si è preferito congelare la discussione rischiando la disaffezione e l’allontanamento di molti. Ad un serio momento di riflessione è stata anteposta una chiave di lettura alquanto approssimativa. Si è cercato di addossare la colpa al “correntismo”, quando in ballo c’è ben altro. In gioco c’è il destino del maggior partito comunista italiano, che da troppo tempo non riesce a intravedere la luce in fondo al tunnel. Insuccessi, emorragia di iscritti e perdita di consensi. Alzi la mano chi può affermare il contrario! Possiamo ancora ritenerci “unti dal Signore”, esternalizzando le responsabilità sugli avversari, o sulla stessa società? Suvvia, conosciamo bene la verità, tanto da sapere che non basta sentirsi nel giusto per non cambiare le cose. E’ come chiudersi in una riserva indiana. Sarebbe egoistico, presuntuoso e irrispettoso nei confronti di milioni di persone, uomini, donne, lavoratori, che vivono oggi una vita impossibile sotto la scure delle politiche neo liberiste. Siamo diventati autoreferenziali, tanto da non essere più riconosciuti dalle stesse classi sociali per le quali una volta eravamo un saldo punto di riferimento. Rifondazione Comunista è la casa di tutti noi, e nessuno si sogna di metterlo in forse. Lo dimostra la scelta di optare per gli emendamenti alle tesi piuttosto che scegliere la strada di una sterile contrapposizione attraverso un documento alternativo. Non possiamo però sottacere il fatto che, lo stesso documento Amato, rimane pur sempre una fotografia della situazione politico-sociale del momento; nulla di più. Ma le fotografie non sono oggi più sufficienti. Occorre elaborare nuovi percorsi, e soprattutto chiedere ad un gruppo dirigente, logoro e stanco, di fare un passo indietro, permettendo un rinnovamento che non è più rinviabile. Non si tratta di una mera sostituzione di nomi, ma di fare spazio a nuove energie: giovani, donne, nuove competenze che attendono di essere valorizzate. Siamo chiamati a ripercorrere la nostra storia, riflettendo con coraggio sulle mancanze degli ultimi anni; anche in modo impietoso purché sia realista. Risulta evidente l’assenza di una vera sinistra. Ricostruirla è un dovere; una vera e propria conditio sine qua non per un rilancio dell’agire comunista. Da tempo guardiamo con favore al percorso fatto dai partiti comunisti Europei, laddove hanno scelto di contribuire alla costruzione di soggettività più ampie. Vorremo fosse fatto anche nel Nostro paese. Tutto questo non può essere tradotto in un pretestuoso “spirito collaborazionista” con il centrosinistra. Sarebbe falso e ingeneroso! Vogliamo percorrere una strada priva di ambiguità verso quell’unità della sinistra oggi più che mai necessaria. Sarebbe sbagliato rivendicare un ruolo egemone all’interno di questo percorso, dove il meccanismo decisionale non può che essere quello del “one head one vote”. Sottolineiamo ancora una volta la necessità di imprimere una svolta politica caratterizzata da uno spirito propositivo, inclusivo e non ripiegato su se stesso. La solitudine in cui è sprofondata Rifondazione Comunista è “curabile”, ma non si può prescindere dal rinnovamento. E per cortesia, almeno in questo momento, si prenda coscienza della necessità di abbattere gli steccati che finora hanno permesso di mantenere la supremazia di orticelli dentro ai quali, se continueremo così, non crescerà più neppure un cesto di insalata!

Franco Frediani