Accordo sulla Raffineria ENI del 17/09/2009 al Ministero dello Sviluppo Economico

      

 stampa   Il Tirreno,   La Nazione,  Il Corriere di Livorno,   QN.

“Al termine dell’incontro preso il MISE dove si è avviata la discussione sul futuro della Raffineria ENI di Livorno, sono stati individuati e condivisi i seguenti punti che costituiscono altrettanti temi di lavoro:

  • la presenza della Raffineria di Livorno rappresenta un fattore cruciale per il futuro dell’economia del territorio;
  • la presenza di ENI sul territorio livornese deve essere garantita oltre la specifica questione della Raffineria, poiché costituisce un fattore non eludibile per le prospettive di tutto il territorio livornese;
  • in ogni caso, qualsiasi soluzione per la Raffineria deve positivamente affrontare:
  1. investimenti adeguati per l’innovazione di processo che consentano di traguardare l’impianto per il lungo periodo;
  2. il mantenimento dei livelli occupazionali diretti e dell’indotto;
  3. la tutela dei diritti acquisiti dai lavoratori;
  4. la tutela effettiva della salute, della sicurezza e dell’ambiente;
  • per dare concretezza a quanto convenuto si individua il MISE quale sede di monitoraggio e confronto in stretto collegamento con le istituzioni, l’Azienda e le OO.SS. Gli incontri saranno attivati immediatamente su richiesta delle Parti e, comunque non appena si presentino soluzioni industriali;
  • In questo ambito, ENI si è impegnata prima dell’avvio di negoziati concludenti, a presentare il progetto industriale;
  • Le OO.SS. si impegnano a sottoporre ai lavoratori le decisioni assunte nel presente verbale ed a proporre la revoca delle iniziative in atto e già programmate.
     
    Firmato
    Ministero dello Sviluppo Economico
    Provincia di Livorno
    Regione Toscana
    Comune di Livorno
    Comune di Collesalvetti
    OO.SS.: CGIL-CISL-UIL-UGL

 

   

Documento download doc2 

In sala della provincia è stato anche detto di aver affrontato il problema crisi sulla componentistica Auto ( Delphi ) il presidente della provincia esprime tutto il suo impegno nel trovare soluzioni.

 

 

 

 

 

 

 

Intervento sulla Campagna Nazionale contro la crisi e contro le politiche del Governo

      

 
“In lotta con gli operai”, è con questo slogan che abbiamo aderito alla campagna nazionale promossa dai Giovani Comunisti e dalla FGCI contro le politiche del governo Berlusconi.
In un periodo di crisi come, quello che stiamo attraversando oggi, gli unici provvedimenti del governo in materia economica vanno in direzione soltanto di banche e industriali, ai quali confluiscono aiuti di Stato a pioggia; per studenti e lavoratori, invece, non rimangono invece che sacrifici e licenziamenti! La crisi, al contrario di quanto ci dice Berlusconi, è appena iniziata. Da settembre decine di migliaia di lavoratori hanno finito la cassa integrazione, centinaia di migliaia sono le lavoratrici e i lavoratori già senza lavoro. Nel frattempo, restano invisibili i precari e tutti coloro i quali, con un contratto a tempo determinato, sono rimasti per primi a casa. Quale futuro possiamo avere senza la certezza di un lavoro e di un reddito?!
In questo quadro la situazione livornese è ancora più drammatica, numerose sono le fabbriche in crisi, i cui lavoratori o hanno già perso o rischiano di perdere il posto di lavoro. Da giorni sono in corso i presidi dei lavoratori e lavoratrici dell’Eni, della Delphi, della Giolfo e Calcagno.
Esprimiamo estrema solidarietà a tutti i lavoratori e ne sosteniamo la lotta; chiediamo agli studenti e ai cittadini di partecipare con i lavoratori a queste proteste. Alle istituzioni nazionali e locali chiediamo invece risposte chiare e certe poiché il futuro della città dipende dal futuro di chi lavora.
 
Agnese Caselli – Coordinatrice provinciale FGCI

Niccolò Gherarducci – Coordinatore provinciale Giovani comuniste/i

Eni: incontri della 9° giornata di presidio

         
 

 

 

Bacci: «Garanzie da chi subentra»
Sicurezza e occupazione al centro del documento votato dal consiglio

 

COLLESALVETTI. Mancano meno di ventiquattro ore al summit di via Molise a Roma e la seduta del consiglio comunale di Collesalvetti che il sindaco Lorenzo Bacci ha voluto aprire alla cittadinanza, straripa. Dentro non ci sono solo i rappresentanti delle istituzioni che oggi pomeriggio avranno il super richiesto faccia a faccia con il governo. A riempire la sala non sono neanche solo i lavoratori, ma una buona fetta della cittadina di Stagno che teme di perdere la propria identità. Perché “lo stabilimento” è una delle eliche del dna che ha portato alla nascita di Stagno. Alla frazione ha chiesto tanto in termini ambientali. E adesso è forte il timore che tutto questo non sia servito a mantenere stabile l’occupazione nel tempo.
Il documento che sindaco e giunta mettono ai voti (e che oggi finirà sul tavolo del ministero dello sviluppo economico insieme a quello approvato dal consiglio comunale di Livorno) parla chiaro. Al governo verrà chiesto che Eni rimanga l’interlocutore con tanto di assunzione della connessa responsabilità sociale e che individui un soggetto industriale con esperienza nel settore della raffinazione in grado di dare garanzie paragonabili a quelle sin ora offerte dal cane a sei zampe, sul fronte occupazione come sulla sicurezza. Con l’auspicio che il tavolo non sia un episodio isolato ma l’inizio di un percorso, che diventi la cabina di regia dalla quale muovere insieme le pedine di questo complesso risiko.
«La parola d’ordine sarà investimenti» promette Bacci. «Se Eni si disimpegna aprirà creerà un precedente per cui sarà sempre più difficile convincere le multinazionali a non delocalizzare», sottolinea il presidente della Provincia Giorgio Kutufà. Ma sarà una trattativa dura, non nasconde certo le difficoltà il sindaco di Livorno Alessandro Cosimi: «Il messaggio che mando sin da adesso è che serve unità istituzionale. Mi farebbe piacere che a questo tavolo sedessero anche le associazioni datoriali, per far vedere che il problema non è politico, ma di sviluppo.»
«L’unità c’è e si è creata una filiera istituzionale che punta alla salvaguardia dei posti di lavoro», assicura Marcella Amadio, presente alla seduta in rappresentanza del consiglio regionale. «Ma – ammonisce – non illudiamo le persone sbandierando poteri che non ci sono. Se Eni vorrà vendere a Klesch, lo farà e basta.»

Articolo de IL Tirreno 

 

 

 

  Ieri pomeriggio (mercoledì 16/9) presso il presidio davanti all’ingresso della Raffineria, c’è stato un importante incontro dei lavoratori ENI con Matteo Gaddi del Dipartimento naz.le Lavoro di Rifondazione Comunista, un compagno che da anni s’interessa delle dinamiche che stanno investendo il settore della chimica, della petrolchimica e della raffinazione nell’area del Nord-NordEst.
E’ stata l’occasione per un confronto tra esperienze diverse e per socializzare le informazioni sulle strategie di ENI, in merito al settore della raffinazione ed in generale della sua attività produttiva-industriale nel nostro paese.
Ne è uscito fuori un quadro preoccupante, il disegno di ENI è infatti l’uscita, almeno in Italia, dal settore industriale, in genere a bassa redditività (rispetto ad altri).
Per investire le proprie risorse sul settore energetico e la commercializzazione.
Lo dimostrano le scelte di investimento (e di non investimento) di questi anni: nel biennio 2007-2008 su un monte totale di 25 miliardi di Euro all’attività industriale sono andate le briciole: appena 357 milioni.
Di fronte a questo dato generale esce un elemento chiaro.
ENI vuole vendere tutte quelle strutture “impegnative” e meno proficue rispetto alle aspettative di profitto dei propri azionisti. E Livorno, proprio per la mancanza d’investimenti di questi anni, ha dei problemi reali di adeguatezza industriale.
Ma non solo. Vuole vendere a soggetti che non spezzino il suo monopolio in Italia e quindi escludere ogni ipotesi di cessione della Raffineria ad altre società del settore.
Quindi si comprende perché venga fuori l’ipotesi Klesch, un fondo d’investimento e non un soggetto industriale!
Quindi il no a Klesch assume un valore politico più generale, perché è un no chiaro alla strategia di ENI di trovare un interlocutore essenzialmente finanziario per la vendita dello stabilimento.
L’unica alternativa credibile a questa soluzione, è che ENI riapra il capitolo di investimenti e metta nelle condizioni la Raffineria di Livorno di tornare ad essere adeguata sul piano tecnologico-industriale e quindi anche economico-finanziario ed ambientale.
In questo modo, si salva il monopolio di ENI, si mantiene un sito industriale importante per un paese che sta perdendo aziende e realtà produttive preziose, si garantisce la vita di oltre 1.000 famiglie nel nostro territorio.
Ma questa battaglia va posto al giusto livello, perché altre realtà come Livorno hanno pagato, stanno pagando e pagheranno quest’orientamento di ENI.
Per avere successo serve allargare il fronte di lotta a tutti quei territori che con noi hanno interesse a rilanciare il ruolo industriale di ENI nel nostro paese.
Ringraziamo Matteo Gaddi che ha posto in modo chiaro questa esigenza e ha messo sul piatto la disponibilità ad operare per allargare a Livorno quel Tavolo Nazionale della Chimica che vede già presenti realtà importanti come Marghera, Ferrara, Mantova, Ravenna ecc., unite proprio per conseguire quest’obiettivo.
Fuori da questo dilemma (vendita a soggetto finanziario o rilancio degli investimenti ENI), difficilmente ci può essere una terza via, ma non c’è neanche alternativa al riprendere il discorso sugli investimenti.
Perché ENI vorrà pur vendere il proprio stabilimento, quel che non può proprio neanche pensare di fare è di mettere in vendita anche il corpo, la vita ed il futuro di chi ci lavora e di un intero territorio.
Redazionale PRC

Ordine del Giorno del CPN sulle vertenze aperte nel territorio livornese

Le notizie sull’accelerazione da parte di ENI della vendita della Raffineria di Livorno al fondo d’investimento Klesh, confermano l’obiettivo indispensabile di allargare ed approfondire la lotta dei lavoratori per bloccare quell’esito che cancellerebbe definitivamente lo stabilimento e aprirebbe scenari preoccupanti per l’utilizzo delle aree.
Il CPN ritiene che i lavoratori abbiano, con il picchettaggio di questi giorni, posto nei giusti termini il tipo di risposta da dare all’atteggiamento di ENI, riuscendo a evitare la divisione tra gli Enti locali e a far uscire il governo dal vuoto di iniziativa di questi mesi, strappando finalmente un incontro con il ministro Scajola e costringendo ENI al confronto.
Questa vertenza aperta aggrava l’impatto drammatico della crisi sul territorio livornese che ha già visto la chiusura di numerose aziende, la grave incertezza per molte altre, la perdita di svariate centinaia di posti di lavoro, il largo dispiegamento dell’uso della cassa-integrazione che già sta arrivando, in molte realtà, ad esaurimento.
Il CPN solidarizza con le mobilitazioni in corso e i presidi permanenti delle operaie e degli operai Delphi da tre anni e mezzo in attesa di un piano di reindustrializzazione dell’area dopo la delocalizzazione delle attività in Polonia, come con quello delle operaie ed operai della Giolfo e Calcagno che da mesi non hanno nessuna risposta sulle loro prospettive occupazionali.
Il CPN impegna il Partito, d’intesa con le forze della Federazione comunista e della sinistra d’alternativa, ad ampliare l’iniziativa di sostegno alle lotte dei lavoratori, alla loro unificazione e collegamento con le altre realtà nazionali, a contribuire all’elaborazione di una strategia complessiva di rilancio economico e industriale del territorio livornese nel contesto dell’area costiera toscana.
A questo fine, è indispensabile ottenere l’apertura immediata di un tavolo di crisi per l’intero territorio livornese che veda protagonisti Regione e Governo e abbia lo scopo di dare risposte concrete ai lavoratori ed al futuro economico e sociale a quest’area.

Per quanto riguarda la situazione della raffineria, il CPN impegna il Partito ad operare per:
1. bloccare la vendita al fondo d’investimento Klesh;
2. costringere ENI alla realizzazione della bonifica delle aree inquinate;
3. ottenere impegni reali del Governo alla realizzazione di un Piano Industriale di rilancio delle attività di raffinazione dello stabilimento, garantendo investimenti per l’innovazione tecnologica e per la diversificazione ecologica delle attività produttive, anche realizzando a Livorno un polo regionale e nazionale delle energie rinnovabili.
 
Per quanto riguarda la situazione Delphi, il CPN impegna il Partito ad operare per affrontare la questione della reindustrializzazione dell’area, nel quadro di un piano di tenuta e di rilancio nazionale del settore dell’ “automotive”, costringendo il Governo e FIAT ad assumersi la responsabilità di affrontare complessivamente il problema della tenuta occupazionale dell’intero settore.
 
Roma, 12 settembre 2009

Comunicato stampa

La notizia dell’incontro convocato al ministero per il prossimo 17 settembre è una grande vittoria dei lavoratori. Dopo mesi di richieste sono bastati pochi giorni di mobilitazione per riuscire a smuovere il governo e far dire ad eni che non prenderà iniziative unilaterali.
Ritengo fondamentale anche il ruolo che gli enti locali hanno svolto a fianco dei sindacati. Ora è il momento di verificare se il governo prenderà impegni seri e concreti. Le istituzioni locali a roma dovranno chiedere che partendo da eni il tavolo con il governo affronti tutte le situazioni di crisi della città. La vertenza Delphy deve tornare ad essere una priorità.

Michele Mazzola (Segretario fed. di Livorno PdCI)
Alessandro Trotta (Segretario fed. di Livorno PRC)

I consiglieri e amministratori comunsiti sono a fianco dei lavoratori

Le notizie di queste ultime ore su ENI confermano l’idea che sia indispensabile come prima cosa bloccare la vendita a Klesh. Abbiamo sempre sostenuto che questa vendita non garantisce una continuità allo Stabilimento e a quanto risulta dai giornali anche ENI comincia a rendersene conto. A differenza di quanto afferma la destra che si affretta a legittimare tale compratore e a giustificare la completa assenza del Governo in questa partita, riteniamo che le scelte di lotta che i lavoratori hanno fatto e le forme di protesta che stanno organizzando per i prossimi giorni siano giuste.

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