Documento ANPI di Rosignano sulla Libia

L’ ANPI di Rosignano esprime grande preoccupazione per gli avvenimenti bellici in corso in Libia che vedono coinvolte anche le forze armate italiane.

Ancora una volta, come già nel Kossovo nel 1999 o in Iraq nel 2003, sostenendo che non esistono soluzioni alternative, una parte del mondo occidentale si lancia in una guerra di stampo neocoloniale, nella quale giocano un ruolo fondamentale corposi interessi materiali legati al petrolio. Ancora una volta, come nei casi citati, si ignora la possibilità di soluzioni alternative alla guerra che pure esistevano ,ma che allora non si vollero né valutare né perseguire.

L’applicazione della risoluzione ONU 1973, nata per proteggere una parte della popolazione libica da possibili ritorsioni da parte del governo di Gheddafi, si sta trasformando, ora dopo ora, in un conflitto i cui obbiettivi rimangono confusi e indefiniti al punto che stati e organizzazioni inizialmente non ostili all’intervento come Cina, Russia, India, Germania e la stessa Lega Araba se ne dissociano e altri ,come la Norvegia che pure fa parte della NATO, sospendono la loro partecipazione all’attacco.

E’ convinzione dell’ANPI che la tutela della popolazione passi attraverso la via diplomatica e la ripresa urgente di una trattativa con il regime di Tripoli e con le forze a lui antagoniste anche con l’intervento di una forza d’interposizione sotto il comando ONU, sull’esempio della riuscita missione in Libano.

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Che accade in Libia?

di Domenico Moro – Economista PdCI

Moisés Naim sulla prima pagina del Sole24ore ha definito “asse dei confusi” il gruppo, composto da Hugo Chavez, Daniel Hortega e Fidel Castro, che si rifiuta di denunciare il dittatore Gheddafi per il massacro di civili innocenti. Naim ha, però, scordato di includere un altri due “confusi” nella sua lista. Si tratta di Mike Mullen e Robert Gates, rispettivamente capo degli Stati Maggiori Riuniti e ministro della Difesa statunitensi. I due, come riportato da Rampini il 3 marzo, hanno “persino negato che esistano prove sul fatto che Gheddafi abbia usato aerei ed elicotteri contro la popolazione”.
Eppure, il 24 febbraio il Sole24ore aveva titolato: “Fosse comuni a Tripoli, paese spaccato”, Per l’emittente al-Arabiya i morti sarebbero già10mila, secondo altre fonti un migliaio”, e il 27 febbraio: “Bombe su tripoli, 250 morti, l’aviazione colpisce i manifestanti – Il vice ambasciatore all’Onu: genocidio”. Quella che doveva essere la prova provata, il video del cimitero delle fosse comuni mostrato per giorni a mezzo mondo, si è rivelato essere vecchio e inerente ai lavori di ristrutturazione del cimitero, come precisato dall’inviato della Stampa il 26 febbraio.

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