Solidarietà ai condannati per i fatti del 2012

Come già in occasione di altre fasi dell’iter processuale (vedi il primo grado nell’ottobre 2015), la Federazione Livornese di Rifondazione Comunista esprime la propria solidarietà ai condannati del processo per i fatti del 30 novembre/2 dicembre 2012, qualche giorno fa colpiti dalla dura sentenza della corte di Cassazione. Al di là di ogni valutazione sui fatti contestati e sulla loro opportunità, sono evidenti a tutti il lavoro, l’impegno e la lotta che i movimenti e le persone che si colpisce con questa sentenza svolgono su tematiche fondamentali come i diritti alla casa, al lavoro, al reddito. Rilanciamo perciò gli estremi della raccolta fondi a contributo delle onerose spese processuali, come diffusi dai condannati:

oniline:
https://www.gofundme.com/f/effetto-refugio

con bonifico bancario:
IBAN: IT67J0308301610000000018331Numero Conto: 00018331 – Intestatario: CANESSA GABRIELEBanca: UBI Banca Private Investment

La segreteria della Federazione Livornese Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

AGGRESSIONE OMOFOBA A VALLEFIORITA (CZ) contro la compagna di una nostra militante


Dobbiamo denunciare pubblicamente l’ennesima aggressione omofoba, questa volta ai danni della compagna di una iscritta e militante di Rifondazione Comunista.
La sera di giovedì 20 maggio Silvana, la vittima dell’aggressione, si trovava a casa sua a Vallefiorita, in provincia di Catanzaro. Silvana stava fumando una sigaretta sul terrazzo della sua abitazione ed era al telefono con la sua compagna, Marzia, (iscritta PRC in un circolo della Federazione di Livorno) quando si è sentita rivolgere da parte di un vicino di casa violente offese: “puttana, troia! che te la fai con tutti” e “lesbica, schifosa puttana! Ti dovrebbero ammazzare!” Dopo avere raggiunto il vicino e chiesto conto delle offese, Silvana ha ricevuto una testata sul volto che le ha procurato rottura del naso e trauma cranico. Marzia era sempre al telefono ed ha ascoltato anche quello che è successo dopo, cioè il tentativo da parte dell’aggressore di impedire a Silvana di chiamare i Carabinieri. Avvertiti, i Carabinieri sono intervenuti per sedare la situazione e Silvana, con il supporto di Marzia, ha avuto il coraggio di denunciare l’accaduto il giorno seguente. Questo resoconto è quanto è stato verbalizzato alle forze dell’ordine. Oltretutto Silvana, il giorno seguente, ha dovuto sporgere una seconda denuncia, questa volta contro ignoti, perché la sua autovettura aveva subito anche un atto di sabotaggio con il taglio di alcuni tubi.

La testata online catanzaroinforma.it ha pubblicato la notizia riportando erroneamente che i fatti sarebbero avvenuti nella piazza del paese e, che i carabinieri di Squillace stanno indagando e valutando tutte le ipotesi perché la ragione dell’aggressione potrebbe essere altra rispetto all’odio omofobo.
Avremmo voluto attendere qualche giorno prima di rendere noti i fatti per lasciare del tempo a Marzia e sopratutto a Silvana di riprendersi dal trauma subito, ma l’atteggiamento vago ed omertoso di queste prime indiscrezioni ci spinge a voler far luce e rendere noti i fatti nella loro interezza. Il motivo dell’avversione verso Silvana potrebbe anche avere un’altra origine, ma l’aggravante di odio nei confronti di una donna lesbica è innegabile ed il referto dell’aggressione e la testimonianza di Marzia che ha assistito telefonicamente a tutta la situazAggressione stanno a dimostrarlo. Rifondazione Comunista, in Calabria, sta offrendo sostegno psicologico ed ha attivato una rete di associazioni a tutela di Silvana alla quale va la nostra vicinanza e solidarietà per l’attacco subito.

E’ imperativo approvare al più presto il DDL Zan, non perché sia perfetto o perché capace di evitare che episodi del genere non accadano più, ma per dare un segno di mutamento culturale e di rispetto in tutti i Comuni d’Italia, ma sopratutto affinché tutti i cittadini e cittadine di qualsiasi orientamento sessuale o identità di genere possano sentirsi cittadini tutelati dallo Stato a tutti gli effetti ed al pari di chi ancora si pemette di aggredire e gridare “lesbica schifosa” pensando che questo sia normale o peggio giustificabile.

Francesco Renda – PRC-SE Livorno
Alessandro Favilli – PRC-SE regionale Toscana
Pino Scalpelli – PRC-SE regionale Calabria

Lettera aperta ai sindaci sulla situazione palestinese

Per i nazisti i partigiani erano terroristi, banditen.
Per Israele e per chi sostiene l’ideologia sionista i Palestinesi sono terroristi.
Ci chiediamo come reagiremmo noi se la nostra Patria fosse stata cancellata dalle carte geografiche. Cosa faremmo se ci cacciassero da casa nostra, se occupassero i nostri orti e le vigne, se bruciassero o espiantassero i nostri uliveti.
Come ci comporteremmo se intervenisse l’esercito a “ripulire” un intero quartiere, il nostro, nella nostra città. Cosa faremmo di fronte a un sistema di apartheid, alla negazione di ogni diritto umano, di cittadinanza e civile. Se avessero arrestato o ammazzato nostro figlio, nostra sorella, i nostri genitori, per aver provato a difendere ciò che è nostro. Cosa faremmo di fronte a violenze quotidiane di orde di fanatici religiosi, i coloni, che aggrediscono noi, le nostre proprietà, i nostri luoghi sacri, e se l’esercito arrestasse noi, anziché loro. Cosa faremmo se ci togliessero l’acqua, il lavoro e persino i beni indispensabili con cui sopravviviamo.

Diventeremmo dei banditen, forse. Lo chiediamo anche a coloro che, come noi, vorrebbero la pace in Palestina e, come noi, non odiano né gli Ebrei, né i Musulmani, né i Cristiani. A coloro che sono capaci di sentire come un’offesa all’umanità e una ferita ogni ingiustizia, commessa contro chiunque, in ogni parte del mondo. E lo vorremmo chiedere anche a coloro che si sono affrettati in questi giorni ad esprimere solidarietà a Israele per i razzi che piovono su Tel Aviv: una solidarietà che va allo Stato occupante, quello dei furti di terra, dell’apartheid, della negazione dei diritti umani. Ma non solo: lo Stato che continua a violare la legalità internazionale non rispettando le numerosissime risoluzioni dell’Onu che gli imporrebbero la fine dell’occupazione; lo Stato che nel 2008-2009 ha usato il fosforo bianco sui civili nel massacro denominato “Piombo fuso”, nel quale hanno perso la vita 1203 Palestinesi, di cui 410 bambini; lo Stato denunciato come segregazionista da un rapporto dell’organizzazione per i diritti umani Human Right Watch e dall’organizzazione israeliana B’Tselem; lo Stato che un altro rapporto di Save the Children accusa per gli arresti e le torture sui minori; lo Stato che non accetta le indagini recentemente avviate dalla Corte Penale Internazionale per crimini di guerra e crimini dell’occupazione. E lo chiediamo perché sostenere che Israele è sotto attacco terroristico è un modo per rovesciare la realtà, quella storica e quella delle ultime settimane e ore. Lo chiediamo perchè l’equidistanza tra oppressore ed oppresso è complicità con l’oppressore.Tante volte ci siamo chiesti come sia stato possibile, ottanta anni fa, che si perpetrassero crimini tanto orribili nel silenzio generale; ora occorre domandarci se non stiamo coprendo allo stesso modo crimini altrettanto orribili, parteggiando per gli oppressori o rendendoci collusi con un silenzio di convenienza. Per questo chiediamo a Lei, Autorità pubblica, un gesto di coraggio, ben consapevoli che ce ne vuole parecchio: le chiediamo di inviare un segnale di solidarietà all’oppresso, il popolo palestinese, esponendo nel suo Comune la bandiera palestinese, o inviando un messaggio di sostegno a quel popolo, o in qualsiasi altro modo per lei idoneo. E, volendo, anche a quegli Israeliani coraggiosi e giusti, trattati in patria come traditori, che si battono per la fine dell’occupazione e si rendono conto dei crimini commessi dal loro governo. Di certo sarebbe più facile per lei e per altri sindaci farlo, se ad inviare un segnale di solidarietà fosse una rete di Comuni, non più isolati. Le saremo grati per qualsiasi risposta vorrà dare a questa nostra richiesta.

NO navi con armamenti nel porto di Livorno!

E con l’arrivo nel pomeriggio di oggi della nave Asiatic Island, che secondo una denuncia dei portuali di Genova e dell’Osservatorio Weapon Watch trasporta containers con munizioni per l’esercito israeliano, e delle navi della Liberty Global Logistics che invece da Camp Darby trasportano armi e mezzi militari in Medio Oriente con cadenza mensile, il nostro porto si guadagna la definizione di area di transito di armi e strumentazione militare.
NOI DI RIFONDAZIONE COMUNISTA DENUNCIAMO E CHIEDIAMO CHE L’AMMINISTRAZIONE E LA REGIONE si facciano portavoce affinché il governo vieti gli accosti di navi contenenti armamenti nel porto di Livorno e in ogni altro porto italiano.

15 maggio, ricordiamo la nakba

Il 15 maggio a Livorno in Piazza Grande dalle 17:00 commemoriamo l’anniversario della Nakba, l.’inizio della diaspora palestinese.
Con la nascita dello Stato di Israele nel maggio 1948 iniziò la distruzione dei villaggi palestinesi. Più di 700.000 palestinesi fuggirono verso i paesi circostanti per salvarsi la vita, quelli che non riuscirono a scappare furono rinchiusi in campi profughi (profughi nella loro stessa terra!)
Nonostante il diritto al ritorno sancito dalla Convenzione di Ginevra e dalle Nazioni Unite Israele continua ad impedire il ritorno e ad annettere i territori palestinesi.
Per questo anche a Livorno il 15 maggio ricordiamo la Nakba, la catastrofe di un popolo, e invitiamo tutti coloro che hanno a cuore il popolo palestinese e le battaglie di libertà a passare dal presidio.

Associazione di amicizia italo-palestinese ONLUS
Africa Academy Calcio
Partito della Rifondazione Comunista – Federazione Livornese

Sulla morte del giovane Fares Shgater

La federazione livornese di Rifondazione Comunista si associa alla comunità tunisina nel cordoglio per la morte del venticinquenne Fares Shgater, e si unisce alle richieste di verità e giustizia per fare chiarezza sui fatti drammatici della notte del 24 aprile che hanno portato al suo annegamento.
Riteniamo che i problemi di Livorno non possano essere risolti con la militarizzazione del territorio: né quelli di ordine pubblico né quelli di qualsiasi altro tipo. Rivitalizzazione del centro cittadino, sostegno alle attività commerciali e culturali di quartiere, progetti di prevenzione, di inserimento sociale e lavorativo, con particolare attenzione alle zone più disagiate di questa nostra città che già di per sé è una “area di crisi complessa”.
Tutte misure ben lontane da quanto immaginato dagli sciacalli della destra cittadina, sempre pronti a soffiare sul fuoco della xenofobia.
Senza interventi radicali sul tessuto socio-economico di Livorno temiamo che questo non sarà l’ultimo episodio drammatico che ci troveremo a vivere.