Il centro del congresso: il partito e la “rifondazione Comunista”

di Stefano Cristiano – Membro del CPN, assessore al Comune di Pistoia

La discussione nel partito è paradossale: la nostra breve storia ci consegna quattro scissioni maggiori e due minori, mentre la cronaca recente ci ha riversato addosso una sconfitta elettorale di dimensioni bibliche. Ebbene in questo contesto il PRC si appresta ad affrontare il congresso con cinque mozioni contrapposte! A nulla sono valsi gli appelli dei compagni Grassi e Ferrero a sviluppare un confronto a tesi che permettesse un dibattito di merito in una cornice unitaria, di fronte al “niet” del compagno Vendola che, affossando la positiva esperienza unitaria della conferenza organizzativa di Carrara e nel nome della chiarezza(?!), ha preferito infliggere, come a Venezia, un’ulteriore ferita ad un corpo già lacerato.
Ma la cosa ancora più stravagante è che, a proposito di chiarezza, gli estensori della mozione Vendola, Giordano, Bertinotti, tentano goffamente di dissimulare sia le ragioni della rottura della maggioranza di Venezia, sia i motivi per i quali si è giunti alla situazione nella quale ci troviamo.


A Venezia il gruppo dirigente del Partito, con l’eccezione di alcuni compagni ai quali per questo venne soavemente indicata la porta, affermò che il futuro governo dell’Unione sarebbe stato permeabile ai movimenti e che l’asse politico del paese si era spostato a sinistra proprio grazie alla loro azione, respingendo sdegnosamente, come ipotesi frontista ed arretrata, la proposta di costruire un accordo fra le forze della sinistra di alternativa per battere Berlusconi e concentrarsi su alcuni punti caratterizzanti.
La maggioranza di Venezia si è divisa proprio sul riconoscimento della errata valutazione di fase fatta in quel congresso, ed è esplosa oggi su un punto decisivo: il fatto che dietro all’accordo politico-programmatico con la sinistra-arcobaleno, si celasse l’obiettivo di “superare il PRC” per dare vita ad un nuovo “soggetto politico”.
Ormai è chiaro a tutti che se il risultato elettorale avesse garantito anche solo una minima rappresentanza parlamentare, tale processo sarebbe diventato irreversibile. A testimonianza di ciò ci sono autorevoli interventi di dirigenti del nostro partito (a partire dal compagno Gianni) che esplicitamente parlano di superamento del PRC; l’azzardata affermazione di Bertinotti pronto a liquidare il comunismo come “tendenza culturale in un soggetto più ampio alla pari con altre opzioni culturali”; l’appello per il partito unico già preparato e pronto ad essere diffuso dopo le elezioni; ma soprattutto c’è quanto viene scritto nel documento Vendola Giordano Bertinotti nel quale, dietro alle garanzie un po’ strumentali sulla centralità del PRC, si propone, in quello che è il cuore della proposta politica, la creazione della COSTITUENTE di un “un nuovo soggetto politico, che sia unitario sul piano politico e plurale su quello delle culture e delle esperienze…una nuova sinistra cioè, che non può nascere all’interno di forme vecchie”, proposta che, al di la delle cortine fumogene, conferma quanto affermato da Bertinotti ovvero un nuovo soggetto politico unito organizzativamente e all’interno del quale convivano diverse “tendenze culturali”.
Questo è il centro politico del congresso che stiamo per affrontare, ovvero il confronto fra chi considera il PRC uno strumento transitorio che ci conduca verso la creazione di un nuovo soggetto politico e chi, come i sottoscrittori del documento Grassi Ferrero, vuole partire dal rafforzamento del PRC e della Rifondazione di una prospettiva Comunista come lievito vitale per la costruzione di una sinistra più ampia davvero unita e plurale e soprattutto non subalterna al PD!
Chiudo con un’altra citazione: “…ci proponiamo di costruire un nuovo soggetto politico che ricomponga tutte quelle forze che…respingono ogni posizione di inerzia e appiattimento dell’esistente; che rifiutano di riconoscere…che questo è il migliore dei mondi possibili, e che tuttavia rimangono sommerse, disperse nella società civile, nelle sue organizzazioni, negli stessi partiti. Noi vogliamo discutere apertamente con quelle forze…Chiediamo anche a loro un atto di fiducia, di intelligenza, di coraggio. Ecco dunque il senso della proposta che siamo oggi a discutere…La proposta centrale è quella della COSTITUENTE, vista come grande processo che deve spingere il nostro partito, i suoi militanti, a discutere con il popolo, con i cittadini, sul futuro della democrazia…Né vale l’obiezione che non individuiamo le forze, le organizzazioni, i partiti, che secondo noi dovrebbero confluire nella nuova formazione politica: non si può pensare che tutto possa avvenire in un giorno solo. L’importante è avviare il processo.”
Queste argomentazioni che ci sentiamo ripetere da chi propone oggi la COSTITUENTE DELLA SINISTRA, furono addotte da Achille Occhetto nella Direzione Nazionale del PCI il 20/11/1989 alla vigilia degli eventi che portarono allo scioglimento del PCI. Purtroppo quella che fu la tragedia della scomparsa del Partito Comunista, rischia di ripetersi oggi sotto forma di una farsa.