La Corte di Appello si pronuncia sui fatti di Pistoia

 

  • dal Comitato Genitori e Amici Arrestati a Pistoia

 

imagesLa Corte di Appello di Firenze impone allo Stato 15000 euro di risarcimento perché la Procura e i giudici di Pistoia ordinarono la detenzione senza indizi di colpevolezza e ribadisce l’inattendibilità dei testimoni dell’accusa
L’11 ottobre 2009 durante una riunione regionale per contrastare il decreto sicurezza del Governo Berlusconi (che introdusse CIE e tentò di istituire le «ronde») la polizia di Pistoia fece irruzione nell’ex circolo Arci 1° maggio con il pretesto di effettuare indagini su danneggiamenti avvenuti alla sede pistoiese di Casa Pound. La perquisizione, che diede esito negativo, si concluse comunque con la traduzione in carcere di tre persone e con l’arresto di altre quattro nei giorni successivi oltre a un minorenne. Con l’uso strumentale del reato di “devastazione e saccheggio” (accusa per cui tutti gli imputati sono stati assolti in primo grado) gli imputati furono detenuti per quattro mesi agli arresti domiciliari e soggetti ad altre misure cautelari per altri sei, per un totale di 10 mesi di privazione della libertà.
Dopo 4 anni l’iter processuale non si è ancora concluso, ma nel frattempo due imputati sono stati assolti e i vari procedimenti collaterali si sono conclusi tutti a favore degli imputati. Il 28 ottobre scorso la Corte di Appello di Firenze si è pronunciata sulla prima istanza di risarcimento presentata, ordinando la liquidazione di 15000 euro, cifra identica a quella richiesta dalla difesa e che corrisponde al massimo consentito. Le motivazioni della sentenza accolgono in pieno le ragioni che portarono alla creazione del nostro comitato per opporci a questo abuso giudiziario.
Aldilà del mero aspetto economico, il nostro comitato ha sempre chiesto la piena assoluzione di tutti gli imputati e ravvisa anche in questo pronunciamento la conferma di tutto ciò che abbiamo sempre sostenuto. Riportiamo alcuni stralci dall’ordinanza:
«la misura cautelare disposta dal GIP di Pistoia si basava su una errata qualificazione giuridica dei fatti contestati (dai quali l’imputato è stato comunque ritenuto estraneo)»
«Determinanti ai fini dell’esecuzione dell’arresto da parte degli operanti e dell’emissione della misura cautelare da parte del GIP sono stati, infatti, i riconoscimenti fotografici da parte dei testi Lucarelli e Dessì i quali, tuttavia, in sede dibattimentale, hanno reso dichiarazioni contraddittorie e incongruenti in ordine al riconoscimento […] tali da farli ritenere inattendibili»