Porto di Livorno: il PRC incontra le Realtà sindacali del settore portuale Locale

 

  • Lorenzo Cosimi – Mauro Grassi*

 

1536893-porto_livorno3Il giorno 19 Aprile, su iniziativa della Federazione di Livorno del Partito per la Rifondazione Comunista e il “Circolo Porto” PRC si è svolto un incontro con i rappresentanti delle R.S.A. CGIL di Unicoop Servizi, Porto di Livorno 2000 e CPL/CILP .Dalla discussione sono emersi alcune valutazioni condivise che riguardano la situazione del porto di Livorno:

Agli effetti della crisi per il nostro scalo si sommano anche forti criticità dovute alla mancanza di una politica di programmazione che nel trascorrere di questo decennio ha prodotto un accumulo di carenze infrastrutturali e strutturali.  Con la vicenda Sintermar/F.lli Elia si sono definiti nuovi assetti che hanno istituzionalizzato una forma di “price competition”, creando di fatto un nuovo soggetto: “l’intermediatore di traffico”, con il conseguente indebolimento della figura del terminalista, inteso come imprenditore strutturato in condizione di gestire il ciclo delle operazioni portuali. La comunità portuale e la politica non hanno ancora analizzato con la giusta attenzione che cosa comporta la presenza di grandi fondi finanziari nel nostro scalo.
Questi elementi non hanno avuto la necessaria attenzione da parte delle forze politiche livornesi che governano la nostra città, che nel migliore dei casi hanno derubricato questi eventi a fattori commerciali.
I quotidiani tentativi di autoproduzione denotano come il porto labronico stia diventando un banco di prova a livello nazionale per realizzare quelle politiche di deregolamentazione assoluta espressa nei mesi scorsi da un gruppo di potenti armatori del settore RO-RO.
La vicenda AGELP/ ALP, con la sua attuale soluzione è emblematica della reale volontà da parte dei soggetti imprenditoriali portuali di fissare una griglia di norme che regolino il delicato rapporto fra Terminalista (art 18) Impresa di servizi (art. 16) Agenzia del lavoro portuale temporaneo ( art.17). Infatti sull’apertura della nuova azienda non vi è stata la auspicata larga adesione, e più in generale non si sono attuate alcune proposte di intervento minimo su una nuova regolazione dei servizi che pure facevano parte del “Tavolo per il lavoro.”
I cronici problemi infrastrutturali di cui soffre Livorno ( escavi, allargamento del Canale di Accesso, collegamento e servizi ferroviari ecc) hanno creato un progressivo e costante svantaggio competitivo, specie in un settore merceologico importante come quello del contenitore, causando per il nostro scalo difficoltà a mantenere gli attuali traffici e mettendo seriamente a rischio una realtà come quella del Terminal Darsena Toscana. In questo settore non sono mancati anche elementi di concorrenza sleale che potrebbero acuirsi con i nuovi assetti che si stanno definendo sulla sponda Est della Darsena Toscana.
Per Rifondazione Comunista vanno valorizzate e salvaguardate l’esperienze imprenditoriali autogestite, non tanto come elemento ideologico, ma come oggettivo fattore di democrazia economica, di visione intergenerazionale, di legame con il territorio, il radicamento connaturato con il lavoro, di espressione dell’elemento solidaristico che sono alla base di queste esperienze.
La discussione che si è aperta su PRP ( compreso Porta a mare) e la parte relativa del Piano Strutturale e Regolamento Urbanistico, è basata più su suggestioni che non su analisi economiche delle attività presenti, con quantificazione della relative ricadute sociali. E’ forte il rischio di creare assetti produttivi ed organizzativi che comprimano le attività ad Alto Valore Aggiunto ampliando quelle con minore Valore Aggiunto. Al di la della individuazione delle nuove aree funzionali il cui assetto è stato messo in discussione al momento della sua approvazione (Vicenda Masol su Livorno Est/Paduletta) vi è una filosofia di fondo che non tiene di conto dei mutamenti strutturali della crisi e le dinamiche che si sono prodotte nel settore marittimo e portuale. La ripresentazione di progetti di dubbia utilità e di difficile realizzazione come la Piattaforma Europa versione “mega”, pensati, per usare i termini del Prof. Bologna, in un’ottica di“super cycle” che ha mostrato i suoi punti deboli con l‘acuirsi della crisi e che impone nuovi modelli programmatici e funzionali dei porti ed il loro collegamento con le economie dei territori che vengono serviti dal porto.

 Per questo occorre pensare e realizzare politiche nelle quali il porto sia sempre di più un perno di un sistema logistico che incida nei processi industriali, avendo come obiettivo una qualificazione dei suoi processi alla quale corrisponda le creazione e la difesa del “buon lavoro”attraverso gli strumenti della formazione permanente ed il collegamento con i centri del sapere ( Università).
A questo proposito occorre invertire la rotta per evitare il progressivo impoverimento delle attività industriali, di cui la crisi ha solo accentuato le dinamiche che ne hanno evidenziato drammaticamente la fragilità strutturale dell’economia livornese. Sarebbe illusorio perseverare nella terziarizzazione delle attività senza un tessuto industriale alle spalle.
Rimane fondamentale il mantenimento del carattere commerciale dello scalo labronico. Ciò non significa che nel porto non debbano essere sviluppate le attività crocieristiche, anche valorizzando un loro intreccio con il tessuto economico e commerciale della Città, per le quali ad oggi non si apprezzano reali elementi significativi sul piano delle ricadute.
Purtroppo, anche in relazione a questa attività, sono da rilevare ritardi programmatici che hanno impedito un progressivo e stabile assetto per il loro esercizio (resecazione Calata Orlando Pisa).
L’auspicio di un accordo fra Cilp e P.d.Livorno 2000, come fase di transizione ad un assetto stabile che veda garantito il mantenimento delle attività commerciali, non risolve il problema della mancanza di fiducia di alcune grandi Compagnie di Navigazione del settore crocieristico hanno palesato, derivante delle politiche commerciali della Porto di Livorno 2000, che se non risolte rischiano di essere il primario elemento di perdita dei traffici in questo settore.
Per rispondere ai problemi di concorrenza che si è aperta con i porti di La Spezia e di Carrara sul settore delle crociere, vanno anche realizzate politiche di collaborazione fra i tre porti, promosse in primis dalle Autorità Portuali, in condizione di creare un’unica offerta, per evitare una spirale di dumping tariffario che danneggerebbe soprattutto la realtà livornese.
Nella riunione si è evidenziato come nelle discussioni politiche ed istituzionali riguardanti questi ultimi temi siano emersi elementi di “tifoseria” a favore o contro questa o quell’azienda, tentando di dividere il fronte dei lavoratori, a scopo strumentale. Ma anche come i lavoratori in questione non cascheranno mai nella trappola di aprire “guerre fra poveri”. Respingendo al mittente ogni tipo di strumentalizzazione inutile e poco lungimirante.
La Federazione livornese ed il Circolo Porto di Rifondazione Comunista continueranno questo confronto, attivando iniziative con i lavoratori del porto e con le forze politiche livornesi al fine di dare il proprio contributo alle prossime discussioni che si svolgeranno in sede istituzionale e per elaborare una proposta programmatica per le prossime scadenze elettorali.

* L. Cosimi – Segretario Federazione PRC Livorno
* M. Grassi – Coordinatore Circolo Porto PRC Livorno