Sul mausoleo a Graziani…

 

  • Tiziana Bartimmo *

 

 

E’ veramente inconcepibile che i soldi pubblici siano serviti a costruire un monumento del genere, evidentemente la vigilanza della società civile su questi fenomeni è insufficiente. la lotta al fascismo oggi non deve essere considerata una battaglia di retroguardia, purtroppo sono sempre più frequenti nel nostro paese azioni squadriste di organizzazioni neofasciste, assistiamo al proliferare di Casa Pound e a manifestazioni nazifasciste, anche sabato ce n’è stata una a Roma.
Oggi il fascismo si gioca ad es. sulla pelle dei migranti. Il 13 dicembre 2011 abbiamo visto che in queste degenerazioni non c’è niente di innocuo, due cittadini senegalesi sono stati uccisi da un simpatizzante di casa Pound. Più lo stato nega diritti ai migranti più il fascismo si rafforza, il terreno su cui lavorare per contrastare il fascismo è quello dei diritti. Il fascismo non può essere trattato come qualsiasi altra idea. Non si può applicare la par condicio: i partigiani hanno salvato l’Italia, i repubblichini di Salò la volevano demolire, la storia non è uguale. Dobbiamo schierarci sempre con i valori democratici e con la lotta partigiana e oggi essere partigiani vuol dire anche essere dalla parte dei diritti civili e inviolabili dell’essere umano.
Graziani fu un criminale di guerra responsabile di terribili atrocità durante e dopo la campagna di Etiopia. Forse qualcuno ha dimenticato la storia, Graziani fu processato dopo la fine della seconda guerra mondiale e condannato a 19 anni di carcere, poi, tramite amnistie  scontò solo 4 mesi di prigione, ma i reati che gli furono contestati riguardavano il suo ruolo di capo militare delle forze della repubblica di Salò.  Graziani non fu mai processato per i crimini commessi in Etipoia, sia durante l’invasione che dopo, durante il periodo in cui ebbe la carica di vicerè: Graziani venne definito un criminale di guerra dall’ONU per l’uso di gas tossici, vietati da tutte le convenzioni, per aver ordinato rappresaglie indiscriminate e perfino per aver massacrato 1400 sacerdoti e religiosi etiopi. L’Etiopia chiese la sua estradizione per processarlo, ma la richiesta non venne mai accolta.
Rimuovere il ricordo di un crimine, ha scritto Henry Bernard Levy, vuol dire commetterlo di nuovo. E’ una vergogna che il comune di Affile abbia costruito un mausoleo per celebrare la memoria di quello che fu il più sanguinario assassino del colonialismo italiano. Ed è incredibile che la cosa abbia sollevato  scandalizzate reazioni internazionali, con articoli sul New York Times  o servizi della BBC, ma non sia riuscita a sollevare un ondata di indignazione nell’opinione pubblica nostrana. Segno che molti italiani ignorano o continuano a rimuovere le nostre pesanti responsabilità coloniali.
Dobbiamo cogliere gli appelli dell’ANPI che sempre si rivolgono ai cittadini italiani perché recuperino una reale coscienza democratica e affinchè qualsiasi tentativo di resuscitare ciò che il 25 aprile del 45 ha cancellato non ci sia più.

T. Bartimmo
Capogruppo Consiglio Comunale PRC Livorno