Pubblico impiego: inaccettabile campagna diffamatoria

La federazione livornese del PRC condanna la volgare campagna diffamatoria verso i lavoratori e le lavoratrici del pubblico impiego, additati in blocco come “fannulloni”. 
 
La recente pubblicazione dei dati, forniti da alcune Amministrazioni locali, relativi ad un presunto crollo del tasso di assenza per malattia del personale non dimostra alcunché, se è vero – come è vero – che il tasso di assenza per malattia del settore privato e di quello pubblico dell’economia si equivalgono.
Il problema semplicemente non esiste: già dal 2006 le statistiche ufficiali dell’Istat e della Ragioneria Generale dello Stato rilevano la media delle assenze per malattia del lavoro pubblico a 10,6 giornate annue». Nel privato, ricordiamo, erano 9,6.

Semmai, il crollo delle assenze è da imputarsi alla brutale penalizzazione economica (riduzione dello stipendio) che – secondo le nuove norme – accompagna la condizione di malattia del lavoratore. Si sceglie di andare al lavoro ammalati, in sostanza, pur di non ridurre i 1000-1200 euro mensili di cui vive la stragrande maggioranza dei lavoratori del pubblico impiego.
 
Il terrorismo che si è seminato tra i lavoratori ha prodotto, in alcuni casi, il suo effetto, come anche l’ampliamento fino all’inverosimile delle fasce orarie per la malattia che hanno perso così la funzione sociale per cui erano state istituite e sono diventate una specie surrogato degli arresti domiciliari (dalle 8-13 e 14-20).
 
Tutto ciò ha comportato una caduta temporanea delle giornate di malattia, in un periodo (quello estivo) indubbiamente poco favorevole ad una valutazione a regime dell’efficacia reale dei provvedimenti.
 
Quando l’effetto mediatico scatenato in questi giorni calerà e si tornerà al “tran tran” quotidiano, con tutti i problemi dei servizi pubblici che si faranno ancora più gravi per i tagli previsti, si verificherà a pieno il significato puramente propagandistico, strumentale e criminalizzante di questi provvedimenti.
 
Stupisce che le amministrazioni locali, che conoscono le condizioni reali di chi lavora nei servizi pubblici, invece di difendere i lavoratori, smascherando la propaganda del Governo di destra e del ministro Brunetta, abbiano contribuito ad accreditare un senso comune sbagliato, ingiusto e fuorviante.
 
Non vorremmo che le amministrazioni locali condividessero l’obiettivo vero di questa operazione: tagliare altri posti di lavoro e ridurre ulteriormente i servizi, comprimendo gli stessi stipendi dei lavoratori.
 
Per risolvere i problemi reali che investono la condizione dei lavoratori e la qualità dei servizi serve ben altro! Ridurre la divaricazione sempre più grande di reddito e potere tra dirigenti, funzionari, ecc., da un lato, e i semplici impiegati, dall’altro. Bloccare il taglio drastico degli organici e la privatizzazione di tutta una serie di servizi dove le condizioni di lavoro e salariali sono drammatiche.
 
Inoltre, come ultimo aspetto, questo provvedimento oggi colpisce con una campagna ignobile e ingiustificata i lavoratori pubblici, sfruttando un pregiudizio duro a morire.
Per domani è già pronta la replica contro i lavoratori del settore privato.

 
Partito della Rifondazione Comunista
Federazione Livornese