Il sapere non è una merce, difendere la scuola pubblica come pilastro della Repubblica (art. 3 e 33 della Costituzione)

Conferenza stampa del PRC di Livorno di Venerdì 04 luglio 2008

Si è tenuta oggi la conferenza stampa della federazione livornese del Partito della Rifondazione Comunista per alzare l’allarme su quanto precipiterà sulla scuola pubblica in seguito ai provvedimenti del Governo di centro-destra.
Hanno partecipato Tiziana Bartimmo, responsabile provinciale scuola, Massimo De Santi, dipartimento nazionale scuola, oltre ad Alessandro Trotta, segretario della federazione del PRC.
La scuola, grande assente in campagna elettorale, viene però ricordata dal nuovo governo nella manovra economica di Berlusconi: una vera e propria strage su ricerca, scuola e università. La scuola intesa come fonte di risparmio per la spesa pubblica, dalla scuola si devono recuperare ben otto miliardi di euro in tre anni.

Tutto questo con manovre che taglieranno 100 mila cattedre e 43 mila di personale ATA (tecnico amministrativo ausiliario), anche attraverso l’innalzamento del rapporto alunni/docenti per classe.
Un vero e proprio smantellamento della scuola statale, che ci farà ritornare ad un’idea di sapere riservato ai redditi più alti e a poche zone del paese.
Anche perché a tale disastro si aggiunge l’attacco agli ordinamenti scolastici: si mira infatti al ritorno al maestro unico nella scuola elementare e nella scuola secondaria a meno ore e meno materie per tutti, a partire dalle scuole tradizionalmente riservate ai ceti più popolari. Un bel salto indietro di 40 anni che determinerà il degrado di qualità e prestazioni.
Si prevede la privatizzazione delle università e della ricerca, trasformando le attuali istituzioni in fondazioni private, liquidando il patrimonio pubblico anche immobiliare.
Considerato che già in Italia si spendeva il 2% in meno rispetto agli altri paesi europei e che negli ultimi dieci anni la spesa per la ricerca, la scuola pubblica e l’università si è ridotta progressivamente, mentre sono cresciute in modo esponenziale le spese militari, rende ancora più grave il provvedimento del Governo.
Lo Stato deve assumere la spesa per la scuola pubblica come intervento necessario per garantire il pieno diritto di cittadinanza, come luogo privilegiato dell’esercizio della democrazia, come garanzia di un effettivo pluralismo culturale, dell’accoglienza, delle pari opportunità.
L’Italia deve essere in grado di garantire nel terzo millennio il diritto allo studio per le nuove generazioni, a partire dall’aumento a 18 anni dell’obbligo scolastico per tutti.
Per contrastare l’aggressione alla scuola pubblica, Rifondazione Comunista propone a tutte le forze di sinistra, progressiste e democratiche un patto per la difesa ed il rilancio della Scuola della Repubblica, a carattere nazionale, statale, laica e democratica.