Dopo l’alluvione: che fare?

A noi non interessa il balletto delle responsabilità politiche come si sta presentando in città: cioè un uso strumentale della catastrofe volto solo a mettere in difficoltà l’amministrazione attuale o quella precedente per ricavarne un vantaggio politico.
Da tempo diamo un giudizio molto severo dell’operato complessivo dell’Amministrazione Nogarin, così come lo abbiamo a suo tempo rispetto a quella del PD. Pur avendo duramente osteggiato l’amministrazione precedente, al ballottaggio non demmo indicazione di voto né per il PD né per Nogarin, dicendo che “non riusciamo ad intravedere nel Movimento 5 Stelle la soluzione ai gravi problemi della città”. Il tempo ci ha dato ragione.
Ma in questo momento la cittadinanza non ha bisogno che la situazione venga usata strumentalmente, avvitando il dibattito politico in sterili polemiche. Chi è stato colpito ha bisogno di risposte per rimettersi in piedi, e tutti abbiamo bisogno di risposte per evitare nuove catastrofi. Certo, chi ha sbagliato deve pagare: le indagini delle autorità competenti faranno il loro corso, la costituenda commissione di inchiesta idem, ma le risposte di cui abbiamo bisogno subito, come cittadini, non si possono legare ai tempi lunghi della ricerca dei colpevoli.
Individuare cosa non ha funzionato prima, durante e dopo l’alluvione certo permette di orientare meglio la ricerca delle responsabilità, ma è indispensabile che serva a produrre delle azioni rapide e precise. Per questo abbiamo deciso di dare natura di schema a questa nostra prima analisi, affiancando al “Cosa è successo” il “Cosa bisogna fare”. Si tratta solo di un primo elenco di punti che porteremo in discussione collettiva dentro e fuori il nostro partito, raccogliendo altri elementi – in primis sul tema della cementificazione e come opporvisi con efficacia – e impegnandoci in azioni concrete per ottenere gli obiettivi che abbiamo individuato.
    • Riorganizzazione della protezione Civile:
      Ai primi di agosto l’Amministrazione ha ridisegnato il funzionamento della Protezione Civile, cambiandone vertici ed organizzazione.
      CHE FARE: L’Amministrazione ripristini un modello organizzativo e una direzione della Protezione Civile che garantisca efficacia nell’informazione, prevenzione ed intervento
    • Piano di Protezione Civile:
      L’attuale Piano di Protezione Civile è quello approvato nel 2011. Una revisione è pronta ma non ancora discussa e approvata.
      CHE FARE: Il Consiglio Comunale calendarizzi e discuta quanto prima il nuovo Piano di Protezione Civile
    • Allagamento ENI e sversamento nei rii fino a Darsena Toscana: Le prime notizie ufficiali di ARPAT sull’allagamento di ENI, lo sversamento di idrocarburi e la natura del cattivo odore percepito in tutta la città fin da doenica 10 sono del 12 settembre. L’assenza di informazioni ufficiali è già grave perché permette il proliferare incontrollato di ipotesi allarmistiche; ancora più grave se questa è dipesa da un ritardo nell’acquisizione di informazioni utili alla tutela della salute dei cittadini.
      CHE FARE: ARPAT deve dimostrare di essere in grado di intervenire tempestivamente in caso di eventi con  impatto sulle attività produttive con potenziali danni alla salute pubblica, e comunicare tempestivamente alla cittadinanza le risultanze.
    • Casse di espansione: Sono state rilevate molte criticità sull’adeguatezza delle attuali casse di espansione dei rii e sul loro efficace funzionamento nel momento dell’alluvione.
      CHE FARE: gli enti preposti devono garantire che le casse di espansione siano in numero e dimensione sufficiente per l’assorbimento di fenomeni eccezionali e potenzialmente catastrofici.

30/09 incontro “Emergenze climatiche: Il sistema di protezione cubano”

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Sabato 30 settembre, alle ore 17:00, presso il Circolo ARCI Borgo Cappuccini (B.go Cappuccini – 276) di Livorno si terrà l’incontro “Emergenze climatiche: Il sistema di protezione cubano”.

In un momento in cui i cambiamenti climatici producono conseguenze catastrofiche in tutto il globo, la “Defensa Civil” cubana rappresenta un modello di prevenzione e protezione efficace, basato su criteri molto diversi da quelli a cui siamo abituati. Ne parliamo con l’Ingegner Franco Zunino, del Circolo Italia-Cuba di Celle Ligure, che ha collaborato direttamente con la Defensa Civil cubana ed ha una lunga esperienza nei settori del volontariato, dell’ ambiente e della tutela del territorio.

Riflessioni sull’immigrazione

IMMIGRAZIONE: La questione dell’immigrazione e dell’asilo rappresenta la contraddizione più significativa e lacerante dell’Europa contemporanea. Una contraddizione che chiama in causa economia e demografia, sicurezza e legalità, e che evoca profondi mutamenti geopolitici e antichi problemi storici tutt’ora irrisolti. Una contraddizione che si manifesta in questi ultimi anni, e che investe in particolare paesi come l’Italia posti lungo l’incerta frontiera tra “il mondo di qua e il mondo di là”. Questo per dire come la questione dei profughi e dei migranti costituisca un enorme tema politico tanto più complicato da affrontare in quanto intimamente correlato alla aggrovigliata matassa delle strutture economiche, sociali e giuridiche di un continente in crisi, che sta di fronte, o accanto, ed in cui difficilmente potranno fare ritorno se non obbligati come sta succedendo con il “bravo Minniti” tanto amato dalla destra xenofoba e razzista. Africa, Asia, Medio Oriente, da dove bambini, donne e uomini fuggono ed in cui difficilmente potranno fare ritorno.

Con i quasi 6 miliardi di euro, di cui già tre regalati alla Turchia del dittatore Erdogan, si potrebbero portare in Europa quasi tre milioni di rifugiati, identificati, registrati e pronti per essere inseriti nelle nostre società. Tecnicamente i corridoi umanitari sono resi possibili da una opportunità offerta dal regolamento dei visti europei del 2009, articolo 29, che prevede la possibilità di uno Stato di concedere visti eccezionali di validità temporanea per motivi umanitari. In Italia, ancora, non si tiene conto del progetto SPRAR (sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), modello che ha in sé tutti gli elementi per gestire l’accoglienza in maniera razionale. Al contrario di dà l’“accoglienza” in mano alle prefetture che operano “dall’alto” senza aver contatti con i cittadini del territorio prescelto, spesso innescando reazioni di razzismo e xenofobia. Ma noi di sinistra che possiamo fare? Certo è che non si può prendere decisioni solo per un tornaconto elettorale che viene poi dimenticato appena passate le elezioni, o gestire come argomento da specialisti che alla fine si occupano di economia, di lavoro, al limite di diritti civili o che magari continuano a rincorrere la destra sulle politiche della sicurezza, implementando i centri di detenzione per stranieri, scegliendo politiche proibizioniste e securitarie.

La sinistra-sinistra, che fa analisi condivisibili ma ancora non ha la consapevolezza necessaria per mettere il tema in prima linea sul piano delle priorità, con l’opinione pubblica, con la presenza nello spazio pubblico, dando nome e cognome ai migranti, portando storie e situazioni in evidenza, smontando le fake news della destra con fatti precisi ed inconfutabili, portando a conoscenza numeri veri delle presenze di immigrati in Italia e di richiedenti asilo, facendo progetti importanti di accoglienza con i comuni per gli SPRAR, con forti richieste continue al governo per l’apertura di corridoi umanitari, per la richiesta della cancellazione del trattato di Dublino, per i permessi di soggiorno umanitario secondo l’art. 29 del trattato sui visti europei del 2009, facendo grande pressione per la cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori stranieri con lo “ius soli”, valorizzando il dettato della Costituzione riguardo al diritto di asilo e sull’inviolabilità dei diritti della persona umana … Ritrovare fra noi di sinistra il senso della comunità e dell’appartenenza, anche innescando un nuovo conflitto politico, ritornando davvero in quei territori tanto “parlati” e mai veramente “occupati”…Insomma care compagne e compagni, come diceva Berlinguer “ricominciamo a prendere nuovamente il tram”!

Mariella Valenti – Responsabile immigrazione Federazione Livornese Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

Grazie a tutte le compagne e compagni!

Cari compagni e care compagne,
quest’anno siamo stati impegnati per ben 11 giorni nella gestione delle feste. Un periodo estremamente lungo, come non se ne vedevano da tempo, e che marca indubbiamente la nostra vitalità e la nostra voglia di essere protagonisti del dibattito politico cittadino. E’ stata l’occasione per ribadire, ancora una volta, che un altro modo di vedere il mondo esiste e resiste, e che la barbarie capitalista non rappresenta il destino ineludibile dei nostri rapporti economici e sociali.

Questo sforzo enorme per il corpo del Partito si è andato ad aggiungere a quello congressuale della scorsa primavera e ne ha rappresentato un primo punto concreto di attuazione. L’evento “Ripigliamoci” è stato la prima esperienza di festa unitaria che si ricordi, un risultato enorme, che non era assolutamente scontato riuscire a portare a termine. La segreteria si era particolarmente spesa per la sua buona riuscita ed i risultati in termini di progettualità e partecipazione sono stati molto soddisfacenti, non solo per la qualità dei dibattiti che sono susseguiti, ma per la fusione “a caldo” che i militanti di tante forze e soggetti politici hanno sperimentato lavorando fianco a fianco e sudando insieme. L’unità della sinistra non si deve percorrere solo con accordi di segreteria ma anche e soprattutto con la partecipazione attiva di tutti gli iscritti, dal basso e per il popolo.

Purtroppo i tragici eventi del 10 settembre hanno portato ad un giorno di sospensione ed alla prematura conclusione di “Ripigliamoci”. Nonostante questo, fin da lunedi, abbiamo deciso di ripartire. Eravamo consapevoli che la programmata festa regionale si sarebbe trasformata in una “non festa”, ma lo eravamo altrettanto del fatto che il nostro presidio avrebbe potuto contribuire concretamente alla ripresa di Livorno. Rispettosamente, annullando il programma degli spettacoli, abbiamo osservato il lutto cittadino e listato a lutto le nostre bandiere, nonché preso immediatamente contatto con i compagni e le compagne delle BSA, per allestire un centro distaccato che potesse essergli d’aiuto nel reperimento di fondi e materiali per le squadre attive nei luoghi d’emergenza. Sono molto orgoglioso del piccolo contributo, monetario e materiale, che siamo riusciti a donare presso la base dell’ex caserma occupata.

La nostra “non festa” è stata comunque bella anche per un altro motivo. Livorno era avvolta in un manto di silenzio e tristezza che non le apparteneva, il durissimo colpo subito ci aveva scavato dentro, nel profondo, togliendoci tutto. Il nostro presidio si trasformava ogni sera in un luogo di condivisione collettiva del dolore, ma soprattutto dell’impegno dei tanti volontari e “bimbi motosi” occupati durante la giornata nel ristabilire una parvenza di normalità in chi aveva perso tutto, amici, parenti, case, o altri beni materiali. Ogni sera, entrando, condividevamo le nostre emozioni profonde con gli amici che rientravano in un momento di meravigliosa umanità, trasformando la nostra presenza in momento catartico del quale molti sentivano il bisogno.

Non so quanti altri sarebbero riusciti a tenere botta in un momento come quello, ma noi ce l’abbiamo fatta. Nonostante il maltempo che continuava a martellare, ce l’abbiamo fatta! Tutto questo non sarebbe stato possibile senza l’impegno quotidiano di tutti e tutte voi. Siamo dei pazzi, ma siamo anche un po’ eroi! Voglio ringraziare pubblicamente tutti e tutte voi per la dedizione che continuate ad avere nel nostro progetto di un mondo di liberi ed eguali. Ringrazio anche le associazioni che con la loro presenza hanno arricchito le feste: Agedo, le associazioni di amicizia Italia-Cuba e italo-palestinese, l’associazione comunisti in erba, DieciDicembre Arciragazzi Livorno, e il movimento consumatori.
Non esistono parole per descrivere la tempra di un militante di Rifondazione, la tempra che anima gli uomini e le donne che sanno di lottare per una causa giusta e che, nonostante le sconfitte, non si abbattono perché convinti della bontà delle proprie idee. Sono orgoglioso di essere il vostro segretario e debitore della vostra fiducia. Viva Rifondazione Comunista e forza Livorno!

Francesco Renda
Segretario Federazione Livornese Partito della Rifondazione Comunista

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Rosignano, sullo sversamento di ammoniaca dalla Solvay

Come già noto dalla cronaca locale, lo scorso 29 agosto, in seguito ad un blackout provocato da un corto circuito ad un sistema di controllo della sodiera Solvay sono state sversate ingenti quantità di ammoniaca.

Ancora oggi, ufficialmente, non sono state comprese le cause della morìa di pesci avvenuta in contemporanea allo sversamento. Da una parte Arpat, l’organo preposto ai controlli ambientali, non è stata in grado di provare la presenza di ammoniaca nei pesci raccolti come campione d’indagine, che sono stati considerati in stato di decomposizione troppo avanzato. D’altra parte, Solvay ritiene che le concentrazioni di ammoniaca ritrovate in mare siano tutte al di sotto dei valori di legge e quindi confermano che la moria di pesci non è strettamente collegabile al loro sversamento. Il nostro Circolo ritiene che se non è possibile stabilire scientificamente un nesso, politicamente dobbiamo far notare che Solvay dovrebbe volgere l’attenzione al miglioramento dei propri processi produttivi. Non è la prima volta che ciò accade. Abbiamo assistito a sversamenti di ammoniaca importanti già nel 2011 e nel 2007, tutti con le stesse conseguenze. Sappiamo che in caso di emergenza o di blocco del processo di produzione della soda l’impianto va in sicurezza bloccando le reazioni chimiche attraverso il rilascio di ammoniaca. Questa viene dirottata in vasche di contenimento, le quali evidentemente non sono in grado di contenere l’ingente quantità di ammoniaca. Noi siamo contrari all’attribuzione di soldi pubblici a impresa privata, laddove questo accade si deve prendere l’impegno che la spesa non debba essere legata al profitto della multinazionale ma deve essere rivolta al miglioramento del processo produttivo in senso scientifico e ambientale. Con questo affermiamo che se sussiste la necessità di aumentare la capienza dei bacini di contenimento per evitare ulteriori danni ambientali, Solvay deve impegnarsi a spendere i soldi di tutti noi in questo senso. Inoltre, se Solvay si sente esonerata da ogni responsabilità dell’accaduto, deve diventare capofila nel cercare le responsabilità e i responsabili in piena trasparenza e collaborazione con Arpat, amministrazione comunale e cittadinanza. Il Circolo auspica una definitiva soluzione a questo problema attraverso il rispetto delle regole in senso ambientale, nel rispetto del territorio e della cittadinanza e nei confronti delle istituzioni in quanto sappiamo come l’industria abbia accresciuto il benessere del paese. Ad oggi non siamo più in grado di sopportare un modello industriale legato al passato, ma chiediamo una svolta verso il miglioramento dei processi produttivi in senso tecnologico- ambientale.

Circolo di Rosignano Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

11-17 settembre, festa regionale PRC: modifiche al programma per lutto

Oggi nella nostra città inizia la festa regionale del Partito della Rifondazione Comunista, programmata presso il Circolo Arci Arena Astra dall’11 al 17 settembre. Data la gravissima situazione che la nostra città sta vivendo come conseguenza del nubifragio, per rispetto delle vittime e per vicinanza a quanti sono stati coinvolti nelle devastazioni abbiamo deciso di annullare il dibattito e lo spettacolo che avrebbero dovuto svolgersi stasera; e sono annullati anche gli spettacoli di martedì 12 e di mercoledì 13. Ma comunque, anche se a lutto e con queste modifiche al programma, la struttura sarà aperta. In sostituzione degli spettacoli cancellati allestiremo un centro di raccordo per l’aiuto di vicinato con la collaborazione delle Brigate di Solidarietà Attiva, per coordinare l’aiuto tra chi ha subito danni e ha bisogno di una mano ad esempio a liberare una struttura da fango e detriti, e chi si mette a disposizione per aiutare. I giorni successivi si svolgeranno come da programma. Pensiamo che far svolgere la festa, anche se con queste modifiche, possa essere un piccolo segnale per la città: Livorno non si piega, Livorno è solidale.
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