Consiglio comunale: Porto – Piano Gallanti

Oggi ricominciamo la discussione sul porto, praticamente un dibattito che abbiamo cominciato a inizio legislatura. Oggi il nostro porto sconta i ritardi e le mancate scelte di programmazione di 4 anni di commissariamento, le problematiche messe in evidenza dalla crisi, la fase dell’elezione del Presidente dell’Autorità portuale, dopo le prese di posizione del Ministro Matteoli contro la volontà della città che hanno portato ulteriori ritardi, e ora c’è la necessità di aggiustare il tiro rispetto a una discussione che avevamo già intrapreso. Abbiamo perso molto tempo, e ora per il porto il fattore tempo è vitale.

Il porto rappresenta la maggior voce del Pil della città, e in un momento di crisi come quello che sta vivendo Livorno dove tutta una serie di situazioni che reggevano l’economia del nostro territorio ora non reggono più, penso alla crisi dell’industria, ma non solo,è chiaro che dire “il porto rappresenta il volano dell’economia”, rappresenta una realtà, non è solo un modo di dire. Quindi il futuro del porto rappresenta una preoccupazione che non può lasciare spazio a pregiudizi o preconcetti, tutti sappiamo il percorso che avevamo fatto prima, ora bisogna confrontarsi con qualcosa di diverso.

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Limoncino: sequestrata la cava

Intervento di Bartimmo in consiglio comunale

Tiziana Bartimmo di Rifondazione: «Giace da maggio una mia interpellanza non discussa per fare il punto in commissione ambiente, ma è rimasta lettera morta. E se le amministrazioni coinvolte avessero ascoltato il Comita­to e le forze politiche, tra cui noi, orien­tando le iniziative nella ex cava Canaccini verso un vero e proprio ripristino ambientale, non saremmo arrivati a questo. E temiamo adesso che chi ha avuto le autorizzazioni riservate ai ri­fluiti speciali, invece che solo agli in er­ti, si rivarrà contro qualcuno. Questa storia è la dimostrazione della pessima gestione del territorio».

Noi indignati, loro indegni

di Simone Oggionni *

La prima notizia è che a Roma sono scese in piazza 500.000 persone, di cui tantissimi giovani. E’ un numero enorme, che rappresenta la realtà di un Paese che ha da molto superato il livello di sopportazione rispetto al suo governo e – quel che è forse ancora più importante – rispetto alle politiche neoliberiste che oggi sta attuando Berlusconi ma che domani potrebbe mettere in pratica qualsiasi altro governo. Esiste cioè una insofferenza nei confronti di questo sistema, delle sue crisi e delle sue ingiustizie, della sua violenza (che è la vera violenza, non dimentichiamocelo mai, quella che uccide e rende difficile se non impossibile vivere, giorno dopo giorno) che è grande e che va valorizzata in tutta la sua eccezionalità.

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Roma 15 ottobre 2011

Roma distrutta dai Black bloc! Questo è quello che hanno raccontato i mass media della giornata del 15 ottobre.

La manifestazione è pacifica.

Infiltrati nel corteo, arrivati in via Cavour i Black bloc distruggono delle auto dandole alle fiamme, spaccano vetrine di negozi e banche, incediano una caserma e mettono a ferro e fuoco Piazza San Giovanni.

Non siamo riusciti a concludere il corteo secondo l’itinerario previsto; il percorso dei 500 mila manifestanti, che hanno contestato e scacciato dal loro interno dei black bloc, è stato deviato, dopo ore di attesa a causa degli scontri, al Circo Massimo, via Colosseo per concludersi a Piramide.

Lo spezzone del Partito Comunista, quello di Rifondazione, ha percorso le strade della capitale fino alla conclusione del corteo.

E’ chiaro che non saranno certo qualche centinaia di delinquenti a fermare chi intende, come noi, esprimere pacificamente le proprie idee così come abbiamo fatto in tutti questi anni. Non saranno certo né i black bloc né la repressione a chiudere la bocca a chi intende contestare questo sistema economico e politico ingiusto, a chi, come i Comunisti, intende proporre l’alternativa. Noi crediamo che la storia non sia finita nel 1989, crediamo che oltre la barbarie, come la chiamavano gli spartachisti tedeschi, ci sia un soluzione, la via socialista.

Ridare dignità e libertà ai popoli, liberarci dallo sfruttamento quotidiano dei potenti e dei padroni.

Il sistema fino ad oggi egemone, care compagne e cari compagni, è finito, ha fallito. Se dopo la caduta dell’Unione Sovietica i grandi dei Paesi occidentali avevano promesso progresso e benessere oggi è evidente che questo non è accaduto e che mai potrà accadere. Come l’america latina anche l’Europa risorgerà, siamo sicuri che il nostro Sole tornerà alto e splendente, liberando tutti i popoli dal gioco imperialista.

Noi ci siamo, come peraltro ci siamo sempre stati!

A lavoro e alla lotta.