Inziativa 13 Febbraio – Dignità delle donne

Le ultime vicende del premier non ci devono far dimenticare che ancora in Italia la maggior parte delle donne lavorano, di un lavoro a volte pagato ( poco e con pochi diritti) e molto spesso non pagato (prendendosi cura di relazioni affettive e familiari, occupandosi dei figli e dei genitori anziani), tante si adoperano per migliorare la società occupandosi di politica (nell’accezione più nobile del termine e non certo come la intende la Minetti), di volontariato, di sindacato e lo fanno portando la loro sensibilità, la loro forza, il loro senso innato di “accoglienza” per i più fragili, la loro cultura.

Perché le donne, quelle “vere” studiano sul serio e l’impegno a loro richiesto è talvolta anche maggiore rispetto ai loro colleghi maschi (ma quasi sempre è inferiore il loro salario).

Tutte queste donne che occupano la società civile non hanno dimenticato il rispetto e la considerazione di sé, della libertà e della dignità femminile.

La loro storia viene da lontano, e va ricordata nei 150 anni dell’Unità d’Italia. Molte donne avevano partecipato alla guerra di liberazione direttamente come combattenti, sia indirettamente con compiti pericolosi ed oscuri che comportavano il rischio della vita, ma per i quali nessuna chiese riconoscimenti.

In quelli anni molte battaglie furono vinte grazie alla tenacia e alla solidarietà delle donne grazie alla loro grande passione, al coraggio alla loro capacità politica pari a quella dei loro compagni.

In quelli anni furono conquistati in piazza, nei luoghi di lavoro, in Parlamento diritti sociali e civili. Con l’impegno delle donne del PC, del PSI, del Sindacato, dell’UDI e poi negli anni 60 e 70 con le femministe.

Noi veniamo da quella storia durata 60 anni.

Una ricca esperienza che oggi è cancellata dalla continua rappresentazione della donna solo come oggetto di scambio, nei giornali, nella pubblicità, nella rappresentazione del modello di relazione fra donne e uomini ostentato da una delle maggiore cariche dello stato.

Per questo è ora di dire basta e le donne della federazione della sinistra aderiscono alla giornata di mobilitazione del 13 febbraio e danno appuntamento a tutte e a tutti domenica 13 febbraio alle ore 11:00 al gazebo della Terrazza Mascagni di Livorno.

Iniziativa 12 Febbraio – Contro l’occupazione israeliana

Boicottiamo l’economia dell’occupazione israeliana e l’economia dell’apartheid!
Il boicottaggio è una forma di protesta e di pressione che va usata contro chi con la forza espropria i popoli della loro libertà e sfrutta le risorse degli altri adottando politiche coloniali e sradicando popolazioni intere dalle loro terre per costruire nuove colonie illegali. Questo è quanto accade al popolo palestinese per mano di Israele.
Oggi davanti agli occhi del mondo il governo coloniale israeliano mette sotto completo assedio la popolazione palestinese della Striscia di Gaza, costringendo oltre un milione e mezzo di persone a vivere nella più grande prigione a cielo aperto del mondo, impedendo il passaggio costante e sufficiente dei generi di prima necessità.

Il governo israeliano imprigiona migliaia di persone (circa 11.000), costruisce quotidianamente colonie illegali, distrugge case e terreni coltivati, attua sistematicamente una vera e propria pulizia etnica con metodi criminali, usa contro il popolo palestinese armi non convenzionali al fosforo bianco.

E’ chiaro che lo stato sionista di Israele, sin dalla sua nascita, altro non è che il baluardo degli interessi imperialisti in tutta la regione del Medio Oriente, rappresentando realmente la punta dell’iceberg del vecchio/nuovo colonialismo che mira allo sfruttamento globale dei popoli e delle loro risorse.

Oggi vogliamo invitare chi lotta contro tutte le ingiustizie ad unirsi a noi per una campagna di efficace boicottaggio dello stato di Israele, al fine di isolare la sua economia di guerra e di apartheid, di ottenere la liberazione di tutti i prigionieri politici e l’autodeterminazione del popolo palestinese.

SABATO 12 FEBBRAIO 2011, alle ore 14.00 INIZIATIVA NAZIONALE A LIVORNO AL TERMINAL PASSEGGERI DI FRONTE A PIAZZA DEL LUOGO PIO, PORTO CHE OGNI MESE VEDE APPRODARE DECINE DI NAVI MERCANTILI ISRAELIANE

Unioni di fatto

Finalmente dopo averne tanto parlato, siamo arrivati in Consiglio Comunale a approvare l’istituzione di un registro per le unioni di fatto, come del resto già in molti Comuni d’Italia.

Peccato che qualcuno si risenta, questo è un importante passo verso il riconoscimento delle coppie di fatto, considerando che anche nel nostro paese numerose coppie preferiscono ormai la convivenza al matrimonio, come nuova forma di vita comune .La società cambia e bisogna adeguarsi come è successo ad altri paesi d’Europa.

E’ bene ricordare che le unioni di fatto non devono necessariamente interessare solo la sfera individuale sessuale, ma semplicemente anche la stabile convivenza tra due persone, ad es. anziane, amici, amiche, che decidono di passare insieme la loro vecchiaia, anche senza essere per forza legate da un rapporto amoroso, convivenza questa che rappresenta una nuova ed adeguata forma di solidarietà sociale. Non si chiede quindi di entrare in contrasto con la famiglia così come è garantita e riconosciuta dall’art. 29 della costituzione, ma solo di cominciare un percorso di tutela e riconoscimento di altre forme di convivenza.

Questa è una prima chiave di lettura, è chiaro che l’estensione dei diritti, punto fondamentale di questa richiesta di istituzione del registro delle unioni civili, viene per forza a coniugarsi con i diritti di LGBT, verso un superamento delle discriminazioni delle coppie con diverso orientamento sessuale. E’ quindi un segnale chiaro e forte di laicità e di comprensione delle problematiche sociali che rappresenta un primo passo verso ogni forma di discriminazione nei confronti di persone con diverso orientamento sessuale. Bisogna cominciare a impostare una visione culturale basata sui diritti della “persona”, senza inserirla, la persona umana, in categorie che risentano di stereotipi, pregiudizi, forme di esclusione e discriminazione. Bisogna dare un segnale chiaro e forte di laicità, ce lo ricorda anche la normativa europea, in particolar modo la 2006/54 che riguarda la parità fra i generi e definisce in modo chiaro e inequivocabile il divieto di discriminazione nei confronti delle persone di diverso orientamento sessuale, bisogna cominciare ad affrontare con spirito fortemente laico e democratico le sfide che i cambiamenti e l’evoluzione sociale continuamente ci pongono, contro una destra incapace di modernizzarsi e di mettersi al passo con una cultura laica e decisamente progressista., quindi norme che superino la discriminazione delle coppie omosessuali nell’erogazione dei servizi.

Questo quindi può essere anche nella nostra città uno strumento che possa cominciare a promuovere una nuova sensibilità, che è chiaro che non può formarsi dall’oggi al domani, ma che deve alimentare una cultura sociale più aperta, verso la quale bisogna investire con convinzione.

Per la Federazione della Sinistra Tiziana Bartimmo