AAA Liberazione: cercasi giornale comunista

Lettera inviata a LIberazione

Riguardo l’editoriale di Liberazione di venerdì 4 luglio sentiamo il dovere di esprimere la nostra opinione.
A Rosignano (Federazione di Livorno) abbiamo concluso appena ieri il Congresso. Il nostro Circolo conta 281 iscritti. Un Congresso articolato in due giornate, animato da un lungo dibattito. I nostri interventi, di semplici compagni e compagne, sono stati circa 20.
Come Circolo abbiamo fatto un grande lavoro, unitariamente e senza propagandare per nessuna delle 5 mozioni, per allargare il dibattito e la partecipazione al Congresso.
Evidentemente non siamo stati bravi come i compagni calabresi considerato che al voto hanno partecipato “soltanto” 66 compagni e compagne.
Ciò che dispiace è che a fronte di 385 votanti, nel Circolo di Reggio Calabria centro, non vi siano stati interventi, probabilmente, pensiamo che nessuno avesse niente da dire. Peccato!!

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Avete deformato la realtà

Lettera inviata a Liberazione

Caro direttore, l’editoriale sul congresso, uscito il 4 luglio, deforma la realtà in modo così sistematico da rappresentare una perla di stalinismo. Inizialmente si stigmatizza con preoccupazione ciò che sta avvenendo nel congresso. Finalmente anche la redazione si accorge delle tessere manipolate al circolo della Garbatella, della denuncia del segretario della federazione di Brindisi, il quale cita fra le altre l’episodio di una compagna costretta a rinunciare al rinnovo del contratto perché di una mozione diversa rispetto a quella dell’assessore, del proliferare di dirigenti di Sd che votano la mozione 2, del rigonfiamento del tesseramento che in alcuni casi raggiunge l’80% ed in un caso addirittura quadruplica i voti ottenuti dalla Sinistra Arcobaleno, fino al fatto del circolo di Reggio Calabria centro nel quale 200 persone hanno votato senza tessera! Ma ciò che scandalizza la redazione non è questo, bensì il fatto che la nostra magistratura interna abbia annullato un congresso svoltosi nel completo dispregio delle regole che ci siamo dati! “Liberazione” non stigmatizza chi non si perita di far esplodere il tesseramento pur di vincere il congresso, bensì chi, nel nome del rispetto della legalità interna, interviene contro un palese stravolgimento dello spirito e della lettera del nostro regolamento congressuale. L’articolo si conclude poi con la litania sulla necessità di aprire porte e finestre, smettendola con purezze ideologiche e riavviare un cammino di rifondazione non solo di questo partito, ma della politica, suggerendo quindi che quanto avvenuto a Reggio Calabria (inizio congresso ore 18.15; fine congresso ore 19, 200 votanti senza tessera molti dei quali mai visti prima ecc.), rappresenti l’innovazione necessaria! Se così stanno le cose cari compagni di “Liberazione” io mi tengo strette le stanze forse un po’ fumose del circolo di Rosignano (federazione di Livorno 275 iscritti e 65 votanti 2 giorni di congresso con una ventina di interventi) frequentate da compagni che sentono sulle proprie carni le ferite al Prc al punto da rifiutarsi addirittura di partecipare per l’ennesima volta ad un congresso a mozioni, e che non si vergognano a mandarti a quel paese se insisti troppo a chiedere loro di votare, consapevoli del fatto che con questi metodi, a chiunque vinca, non rimarrà che un cumulo di macerie. A meno che l’obiettivo di qualcuno non sia precisamente questo.

Stefano Cristiano – Comitato politico nazionale

Uno dei congressi che non vorremmo vedere

di Valentina Steri

Osservazioni sul congresso del Circolo di San Basilio (24 – 25 e 26 Giugno, Roma)

L ‘ art. 2 dello Statuto del nostro Partito recita: “La compagna/il compagno iscritta/o ha diritto a ricevere la tessera per gli anni successivi alla prima iscrizione; in tal caso la consegna della tessera è atto dovuto”. Al Congresso del circolo di S.Basilio a Roma, tuttavia, abbiamo constatato che tale articolo è stato completamente cancellato. La quasi totalità delle tessere 2008 ritirate dal circlolo, 118 su 150, sono state utilizzate, infatti, non per procedere ai rinnovi dei tesserati 2007, ma unicamente per fare nuovi iscritti. L’utilizzo distorto del Regolamento congressuale ha trasformato, dunque, in regola quella che doveva essere un’eccezione: la possibilità, cioè, per gli/le iscritti/e 2007 di votare senza tessera 2008. Il circolo di S. Basilio ha pertanto registrato un aumento del tesseramento del 113%. Cambiando la composizione dei votanti, si è creata, di fatto, una nuova platea congressuale. Ciò è risultato tanto più chiaro in quanto il giorno del Congresso, dei 104 iscritti/e 2007, hanno votato solo in 62; dei nuovi, invece, hanno votato ben 91 su 118.
Ciò che , tuttavia, è risultato più incredibile, in sede congressuale, è stato verificare che:
A) I compagni e le compagne iscritti/e 2007, che hanno partecipato al voto, non solo, come già detto, non erano in possesso della tessera 2008, ma si presentavano alla Presidenza con un cedolino di sottoscrizione, preparato nei giorni precedenti, che avrebbe dovuto esimere dal versamento della quota tessera minima di 10 euro: in palese violazione del Regolamento congressuale. Solo dopo molteplici richiami, in un clima di grande tensione, si è riusciti a imporre il versamento della quota;
B) La quasi totalità dei compagni e delle compagne neo iscritti/e (91 votanti), votavano presentando, alla Presidenza del congresso, una tessera 2008 sulla quale veniva aggiunta sul momento, all’ingresso del circolo, prima del voto, la relativa quota, con penna visibilmente diversa.
Ciascun compagno e ciascuna compagna facciano le proprie considerazioni su quanto descritto.

Rifondazione al bivio

Intervista a Claudio Grassi (mozione 1) e Gennaro Migliore (mozione 2) sul presente ed il futuro di Rifondazione Comunista.

Partiamo dalle ragioni della sconfitta. In particolare quelle soggettive, quella che un tempo si sarebbe chiamata «autocritica». Quali errori avete commesso?

 

GRASSI: Io credo che la ragione principale della sconfitta stia nei due anni del governo Prodi. Abbiamo deluso le aspettative suscitate durante la campagna elettorale. Il nostro motto era: «Vuoi vedere che l’Italia cambia davvero?  ». E in verità è cambiata, ma in peggio. Così si è creata disillusione e lacerazione col nostro elettorato. L’impianto politico col quale siamo andati al governo, il pensiero che esso fosse permeabile ai movimenti, si è rivelato sbagliato.

 

MIGLIORE: Io credo che la sconfitta sia l’approdo di un percorso più lungo, in cui le ragioni oggettive e soggettive si sovrappongono. Concordo con Grassi quando dice che abbiamo sopravvalutato lacapacità nostra di supplire a un contesto profondamente negativo. Vale l’esempio che ha fatto Bertinotti: il programma di governo era come un manuale di istruzioni, senza però che ci fosse una condivisione strategica. Ma quell’errore di prospettiva è stato commesso in un contesto di forte domanda del Paese di cambiare il governo Berlusconi. Non so se nel 2006 avremmo potuto compiere una scelta diversa da quella dell’Unione. Poi forse abbiamo ecceduto in tatticismo. La relazione con i movimenti è finita sullo sfondo, e il mancato decollo di un progetto unitario chiaro e convincente ha portato la Sinistra arcobaleno a essere travolta nel mezzo del guado. Con un processo unitario più forte e maturo avremmo forse potuto esercitare una pressione più incisiva sull’azione di governo.

 

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Prospettive e immaginario. Perché ripartire dalle/i Giovani Comuniste/i

di Anna Belligero* e Simone Oggionni**

Sull’ultimo numero di Argomenti umani Agostino Megale riporta, in un lungo saggio di analisi del voto di aprile e dei flussi elettorali, i risultati di un’inchiesta di Swg. Tra questi, ve ne sono alcuni su cui varrebbe la pena soffermarsi. Soltanto il 3,07% dei giovani tra i 18 e i 24 anni ha scelto la Sinistra Arcobaleno. Se consideriamo i lavoratori della stessa fascia d’età (presumibilmente in larga parte lavoratori dipendenti e – dicono le statistiche – titolari di contratti atipici e precari) la percentuale scende al 2,5%.
Queste cifre indicano che la disaffezione che ha prodotto la perdita di quasi tre milioni di voti è stata ancora più devastante tra i giovani, contraddicendo e rovesciando la costante di un voto giovanile tradizionalmente più spostato a sinistra; e che, soprattutto, essa ha colpito con una estensione maggiore proprio i lavoratori.
Ma cosa nasconde questa “disaffezione”? Lo abbiamo detto tutti: la delusione per un’esperienza di governo fallimentare durante la quale la sinistra non è riuscita a incidere significativamente sull’azione dell’esecutivo; il disorientamento per la vacuità di un progetto politico – quello della Sinistra Arcobaleno – presentato come la giustapposizione di “tendenze culturali” spesso radicalmente distinte; infine, il senso di una sconfitta (di valori, di radicamento sociale, di prospettive) di lungo periodo.

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Falce e martello come la svastica

di Franco Romano

da L’Ernesto

La decisione del parlamento di Vilnius, Lituania, di mettere al bando il simbolo comunista della falce e martello, equiparandolo alla svastica, è una decisione che non ci sorprende se la si legge nel contesto mondiale di rimozione di tutto ciò che potrebbe impedire il cammino del capitalismo neoliberista, oggi padrone del mondo. Allo stesso tempo, questa decisione, non ci fa perdere di vista la battaglia che in questi giorni di congresso l’area dell’Ernesto stà portando avanti per salvaguardare l’esistenza di quel simbolo e del partito stesso in chiave comunista. Alla luce di questo ennesimo attacco all’alternativa di società, ogni tentativo di rimodulare l’azione della politica della sinistra italiana, che non preveda la presenza di una forza comunista capace di attrarre attorno al tema principale dell’abbattimento di questo capitalismo le altre forze progressiste di sinistra, risulta fallimentare.

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